Besozzo (Varese) – Era cresciuta a Besozzo, in provincia di Varese, Larimar Annaloro, prima di trasferirsi in Sicilia, a Piazza Armerina (Enna), il paese del papà, dove martedì scorso si sarebbe tolta la vita nel giardino di casa, impiccandosi con una corda a un albero. Per questo la sua tragedia ha colpito al cuore anche la comunità varesotta che in queste ore la sta ricordando. Fino allo scorso anno, del resto, la 15enne “era” una delle tante ragazzine scese in piazza sabato pomeriggio commosse per un dramma che faticano a comprendere.
Il dolore
Palloncini bianchi in cielo, lacrime a rigare i volti e tanti ricordi condivisi: gli anni sui banchi di scuola a Besozzo, gli allenamenti e le partite con la squadra locale di pallavolo, sport in cui Larimar, alta 1,80m, brillava particolarmente, tanto da sfiorare la Serie C. Eccelleva anche negli studi l’adolescente di mamma cubana e papà siciliano col sogno di diventare neurochirurga ed era un’esplosione di gioia e vitalità. Per questo l’ipotesi del suicidio risulta incomprensibile qui, a pochi chilometri dal Lago Maggiore, dove la squadra di volley femminile oggi osserva un minuto di raccoglimento in sua memoria. Ma dove, soprattutto, si attendono gli sviluppi dell’inchiesta aperta dalla Procura dei minori di Caltanissetta per l’ipotesi di istigazione al suicidio, al momento a carico di ignoti. Potrebbe trattarsi di caso di revenge porn con immagini intime della vittima fatte circolare da qualcuno sui social, con devastanti conseguenze psicologiche.
Gli accertamenti
Sabato si sarebbero dovuti celebrari i funerali a Piazza Armerina ma sono stati rimandati proprio perché la salma è stata sequestrata per permettere lo svolgimento dell’autopsia, in programma mercoledì 13 novembre. Sul cadavere erano già stati eseguiti subito dopo la morte esami tossicologici di cui si attendono i risultati.
Il bullismo e la lite
I familiari, intanto, continuano a sostenere che la ragazza sarebbe stata vittima di bullismo e che alcuni compagni o compagne di scuola avrebbero fatto girare su una chat delle foto intime. Non solo, sembra che la ragazza prima del suicidio abbia litigato violentemente con una compagna di scuola durante la ricreazione, come confermato da altri studenti, e si sia fatta poi accompagnare a casa. Circostanze al vaglio degli inquirenti che hanno già raccolto diverse testimonianze in questo senso: alcuni coetanei hanno riferito infatti che circolava la notizia di foto e video intime della giovane e che la ragazza era stata insultata da studenti del suo liceo durante una lite con una compagna che avrebbe accusato la 15enne di averle rubato il fidanzato. Qualche spintone, e tanti insulti con la ragazza al centro di un capannello di ragazzine urlanti. Rientrata in classe, Larimar aveva detto di sentirsi male e di voler tornare a casa. I genitori erano andati a prenderla, lei aveva riferito alla madre che era successa una cosa brutta, aggiungendo "poi ti dico". Una spiegazione che la donna non ha mai avuto, perché una volta a casa, era poi uscita per alcune commissioni, assentandosi una quarantina di minuti. Al suo rientro ha trovato la figlia morta.
La mamma scrive a Mattarella
"Vogliamo che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si metta una mano sul cuore e guardi al caso di mia figlia, bambina perfetta, promessa italiana della pallavolo. Le hanno tolto la vita, perché brillava troppo e noi come famiglia abbiamo paura per le nostre esistenze". Lo ha detto Johary, la mamma di Larimar, già ascoltata dagli investiagori insieme al papà Robero e alla sorella maggiore Dioslary.
Una vita tranquilla
Trasferitasi a Piazza Armerina, la 15enne aveva ottimi voti a scuola, giocava anche qui nella squadra di pallavolo, frequentava moltissimi amici e faceva la vita di qualunque adolescente, tra lezioni, studio, sport, uscite con gli amici.
Il giallo del biglietto
Ci sarebbe un biglietto consegnato dalla quindicenne a un compagno di scuola la mattina del suicidio, avvenuto intorno alle 13 nel giardino di casa. La giovane avrebbe chiesto al compagno di consegnarlo al suo fidanzato. Un piccolo pezzo di carta, strappato da un quaderno con la scritta ’Ti amerò anche nella prossima vita’, firmato ’Lari’, come tutti chiamavano l’adolescente. Il biglietto, in mano alla polizia, confermerebbe che la ragazza aveva già deciso di togliersi la vita prima di chiamare i genitori per uscire da scuola anticipatamente. La sorella sostiene che la grafia del biglietto non è quella di Larimar, la famiglia afferma anche che il lasso di tempo nel quale è rimasta da sola a casa è troppo breve per potersi impiccare.
L’appello
"Chi sa parli, lo tuteleremo”. Questo il messaggio lanciato ieri dal Procuratore dei minori di Caltanissetta. “Mi rivolgo ai più giovani, agli amici, ai compagni di Larimar. Chi sa qualcosa parli. Abbiamo già sentito molti ragazzi, tra i suoi amici. Ma se c'è qualcuno che sa qualche particolare che, a suo modo di vedere, può essere insignificante, o se ha paura, ce lo venga a dire. Noi tuteleremo chiunque. Perché consideriamo la tutela del minore come faro che indirizza il nostro operato. Non abbia timore di presentarsi, per renderci edotti di particolari che conosce sulla vicenda che per noi potrebbero essere importanti, anzi direi fondamentali. Noi siamo un ufficio che accoglie chiunque a braccia aperte, sempre e comunque. Questo è un dato assodato". Sono le parole di Rocco Cosentino, che coordina l'indagine sulla morte della ragazzina.