ROBERTO CANALI
Cronaca

La battaglia per il piccolo Luca, affidato da neonato a una famiglia e poi dato in adozione a 4 anni: “I traumi sono sanabili”

Il Tribunale dei minori ha deciso l’adozione ma la coppia che lo aveva in carico sin dal secondo mese ha fatto ricorso. L’Albero della Vita: “Se i dolori non fossero superabili, non faremmo questo lavoro”

Affidato a una famiglia da bebè, è stato dato in adozione a 4 anni

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VARESE – Una storia che divide, e non potrebbe essere altrimenti, quella del piccolo Luca (il nome è di fantasia), rimasto in affido per quattro anni, a partire da quando aveva solo un mese d’età, a una famiglia della provincia di Varese e ora dato in adozione per decisione del Tribunale dei Minorenni a un’altra coppia di genitori.

Il risultato è che adesso potrebbe essere chiamato un nuovo giudice a decidere con chi dovrà vivere Luca, conteso tra i genitori che lo hanno cresciuto da quando aveva un mese di vita e nel novembre del 2023 hanno anche chiesto di poterlo adottare, e la nuova famiglia scelta dal Tribunale. Protagonisti di questa vicenda kafkiana non sono solo due coppie di genitori e un bimbo, ma anche l’associazione che in questi anni gli ha fatto da angelo custode, l’équipe di educatrici e assistenti sociali che ha costruito con pazienza infinita la rete una rete di protezione che dare un futuro a tutti i Luca, e sono tanti, che in provincia di Varese e nel resto della Lombardia chiedono solo di poter crescere sereni.

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“Nell’ultimo mese – spiegano i responsabili del Progetto Affido della fondazione ‘L’Albero della Vita’ – siamo stati chiamati dal Tribunale per i Minorenni per seguire il passaggio dalla condizione di affido a quella di adozione in una famiglia diversa da quella che ha accolto il bambino subito dopo la sua nascita. La situazione è molto delicata e richiede riservatezza a tutela di tutti gli interessati. La storia di Luca è lunga e complessa. Ogni decisione in questo campo richiede di mettere al centro l’interesse dei bambini prima ancora delle possibili ragioni degli adulti”.

Proprio gli operatori del Progetto Affido sono stati impegnati nella delicata ricerca di un equilibrio tra l’adempimento del mandato formale del Tribunale di accompagnare il passaggio e l’attenzione al bambino e alla famiglia. “Tralasciando i dettagli che hanno determinato questa scelta è doveroso non perdere di vista la possibilità che dolori e traumi siano sanabili, che un nuovo equilibrio sia conquistabile. La maggior parte dei bambini collocati in nuove famiglie, allontanati dai loro genitori di origine, arrivano accompagnati da importanti traumi, storie di vita complesse e faticose; se pensiamo che non siano possibili riparazione e speranza di risanare, non faremmo questo lavoro”.

Sicuramente la storia di Luca ha evidenziato che i tempi della giustizia, spesso dettati da ragioni contingenti, rischiano di essere ancor più incomprensibili quando c’è di mezzo la vita di un bimbo in tenera età. “Sulla legittimità di questa decisione, sugli aspetti di tutela e di pregiudizio, sulle motivazioni, e ancora sul ruolo e sulle responsabilità degli operatori della tutela, ci sarà ancora da riflettere e lavorare, affinché il sistema giuridico e protettivo sia sempre più rispondente ai tempi e ai bisogni di vita dei bambini – concludono gli operatori – Luca oggi è nella famiglia adottiva, ma conserva il diritto di mantenere le relazioni che l’hanno accompagnato nei primi anni della sua vita. La famiglia affidataria è stata un esempio di accoglienza, amore e cura. Hanno saputo cogliere e attuare il senso più profondo e autentico dell’affido familiare, che dovrebbe sempre contemplare anche il lasciare andare. Hanno saputo farlo con grande competenza e disponibilità nelle numerose esperienze precedenti. Luca ora è andato, e tanto è il sostegno e la cura che ha intorno”.

Tuttavia, nei suoi 4 anni di vita ha considerato gli affidatari come suoi genitori. “Nel suo primario interesse – concludono i responsabili di Progetto Affido – speriamo che sia possibile realizzare una continuità affettiva con la famiglia che lo ha amato e cresciuto in questi anni. Nel lasciare andare non c’è perdita, c’è trasformazione che può arricchire, anziché spezzare”.