LAURA LANA
Cronaca

Bimbo affidato da neonato a una famiglia e poi dato in adozione a 4 anni: “Tutto in 24 ore. Un dolore assurdo, come se i genitori morissero”

Il tribunale sceglie un altro nucleo per l’assegnazione. Lo psicoterapeuta Pellai: “La tutela del bambino soccombe alla mera burocrazia. Questo bambino farà una fatica infinita e la domanda è solo una: perché?”

Affidato a una famiglia da bebè, è stato dato in adozione a 4 anni

Affidato a una famiglia da bebè, è stato dato in adozione a 4 anni

MILANO – Una lettera aperta al presidente del Tribunale dei minori di Milano, l’avvocato Maria Carla Gatto, e la convinzione, da psicoterapeuta dell’età evolutiva, che “la tutela del bambino e la continuità affettiva non possano soccombere al diritto”. Questione in discussione, la vicenda del bimbo dato a una coppia in affido quando era in fasce, per soli sei mesi, rimasto con loro quattro anni e poi portato via, quando è stata negata l’adozione.

Dottor Alberto Pellai, perché la storia di Luca l’ha spinta a una presa di posizione pubblica? Non è solito che la famiglia di adozione sia diversa da quella affidataria?

“Il nodo è un altro. Luca è rimasto con i genitori affidatari per quattro anni. Non da quando ne aveva 6, ma dal primo mese. Significa che si attiva un sistema di attaccamento, che riconosce come fonte di protezione e sicurezza le persone che gli offrono cure e diventano organizzatori del suo mondo interno. C’è poi un altro aspetto gravissimo. Questo bambino in 24 ore è stato trasferito da un’altra parte senza nessun genere di accompagnamento. È una cesura totale e senza senso dal punto di vista giuridico e psicologico. È come se una mattina i propri genitori scomparissero. Come se morissero”.

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Quanti Luca ci sono in Italia?

“Non è il mio campo e non conosco le statistiche. Posso dire, però, che in questi giorni ho ricevuto mail di tanti genitori che hanno raccontato situazioni simili”.

Un bambino come Luca, costretto a cambiare ambiente, persone, odori, da un momento all’altro, quale ferita potrà sviluppare da grande?

“Un dolore tremendo da subito, anche se non ha le strutture cognitive per mentalizzare quello che sta accadendo. Poi ciò che ha strutturato il suo modo di stare al mondo verrà frantumato. È la peggiore delle esperienze traumatiche che un bambino possa subire. E questo era totalmente prevedibile. Essendo stato molto amato dalla sua famiglia, se riuscirà ad attivare le sue risorse per far fronte al trauma, sarà solo grazie a quei quattro anni. Ma questo bambino farà una fatica infinita e la domanda è solo una: perché? Mi sento disarmato. Il buon senso di qualsiasi persona senza cultura direbbe di lasciarlo dov’era. Siamo davanti a una decisione violenta e contro natura”.

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Il tribunale ha applicato la legge.

“La tutela del bambino soccombe alla mera burocrazia, senza comprendere il caso reale e le sue implicazioni. Siamo dentro un sistema incoerente: nei processi separativi spesso si richiedono perizie su perizie per un minore che pure continuerà ad avere i suoi genitori e qui si toglie tutto a un bimbo, che stava già soffrendo molto prima del distacco, solo per aver capito di dover lasciare la sua casa e i suoi genitori”.

E la famiglia?

“Sento compassione ed empatia totale per questi genitori che vivono una situazione paradossale, senza certezza per il futuro, visti i ricorsi, che potranno amare Luca, il bambino più mediaticamente seguito d’Italia, con tutta una modalità sospesa. Sarà deflagrante anche per loro. Io quel dolore lo sento tutto. Come la si gira, questa situazione ha creato conseguenze devastanti per Luca e due famiglie. E poteva essere evitato. Mi auguro che non domani ma il più in fretta possibile Luca possa tornare a casa, perché è già passato troppo tempo”.