ROSELLA FORMENTI
Cronaca

Busto Arsizio, ancora violenza in carcere: detenuto sferra pugno all’agente

Attendeva farmaci che pretendeva fuori orario, ha colpito il poliziotto al volto attraverso le sbarre

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Il Sappe commenta l’aggressione nella casa circondariale di Busto Arsizio: “Troppi casi psichiatrici”

Busto Arsizio (Varese) – Ancora un poliziotto aggredito nel carcere di Busto Arsizio. È accaduto ieri mattina, come riferisce Alfonso Greco, segretario del Sappe per la Lombardia. “Un detenuto maghrebino ristretto per eteroaggressività, chiesta una somministrazione farmacologica fuori dall’orario previsto, informato dal poliziotto in servizio che doveva attendere l’arrivo dell’infermiera, dal cancello della cella ha colpito con un pugno al volto un poliziotto. Non c’è più rispetto dell’istituzione che rappresentiamo”.

“Il personale è esausto – sottolinea il sindacalista – e attende quanto prima che questa situazione possa essere sanata senza dover ogni giorno sperare di non tornare a casa con lesioni o altro. Un plauso alla Penitenziaria di Busto Arsizio che, ancora una volta con grande professionalità, ha evitato che la situazione degenerasse, riportando l’ordine e la sicurezza”.

Aggiunge Donato Capece, segretario nazionale del Sappe: “Quel che sta succedendo nelle ultime settimane nelle carceri tra suicidi, aggressioni, risse ed evasioni è di inaudita gravità ed è la conseguenza dello scellerato smantellamento delle politiche di sicurezza delle carceri attuato nel passato. Il sistema penitenziario, per adulti e minori, si sta sgretolando ogni giorno di più e ha assoluta necessità di interventi urgenti”. Per il leader nazionale del sindacato “ci sono troppi detenuti con problemi psichiatrici. Un problema che non risparmia Busto Arsizio. E così gli agenti, pur non avendo le competenze necessarie, sono chiamati a gestire detenuti con le più svariate problematiche mentali”. Donato Capece inoltre ricorda: “Il problema dei detenuti con disagio psichiatrico è la prima emergenza nazionale nelle carceri italiane. La riforma che ha previsto la chiusura degli Ospedali psichiatrici giudiziari non ha indicato valide alternative”.

Al netto della solidarietà al poliziotto ferito, il Sappe punta il dito: “Smembramento della sicurezza interna con vigilanza dinamica, regime aperto e assenza di Penitenziaria hanno favorito inevitabilmente gli eventi critici, che sono costanti e continui”.