ROSELLA FORMENTI
Cronaca

Busto Arsizio, baby gang scatenate tra insulti e aggressioni. La polizia: “Non hanno più timore di noi”

A parlare è Paolo Macchi, segretario generale del Siulp, che aggiunge: “Si deve abbassare l’imputabilità e prevedere sanzioni a carico delle loro famiglie”

La polizia è intervenuta domenica pomeriggio scongiurando il pestaggio di due diciassettenni da parte di un gruppo di minorenni

La polizia è intervenuta domenica pomeriggio scongiurando il pestaggio di due diciassettenni da parte di un gruppo di minorenni

Busto Arsizio (Varese) – Insulti, aggressioni agli agenti, pestaggi tra minorenni: episodi che stanno suscitando preoccupazione e allarme, l’ultimo domenica pomeriggio, quando il tempestivo arrivo degli agenti della polizia di Stato ha evitato in centro a Busto Arsizio il peggio nei confronti di due diciassettenni, da parte di un gruppo di minorenni, italiani e albanesi, tutti identificati. Situazioni che da settimane fanno discutere proprio per il fatto che ad essere coinvolti sono giovanissimi. E dunque ci si interroga cercando di capire le cause di questi comportamenti che sfociano nella violenza fisica e insieme individuare le possibili azioni di prevenzione a livello educativo.

Interviene sul delicato argomento Paolo Macchi, segretario generale del Siulp (Sindacato italiano unitario lavoratori della polizia) in provincia di Varese, un uomo in divisa, come i suoi colleghi ogni giorno impegnato a tutelare le istituzioni e i cittadini. «Ancora una volta l’estrema professionalità dei nostri agenti ha evitato conseguenze ben più gravi tra giovanissimi annoiati che fanno perdere tempo alle già poche risorse di polizia – dice –. Giovanissimi che ogni giorno tentiamo di educare alla legalità e al rispetto con decine di presenze di polizia e carabinieri nelle scuole e di convegni di associazioni dedite alla cultura della legalità, ma mi accorgo che sembra tutto inutile come vuotare il mare con la forchetta. I giovani non hanno più alcun timore delle nostre auto».

Macchi guarda non solo ai minori coinvolti, «è necessario un provvedimento che abbassi l’imputabilità dai 12 anni», ma anche ai genitori, forse troppo disattenti e arrendevoli nei confronti dei figli, questi comportamenti devono essere puniti con pesanti sanzioni a carico delle famiglie così che si sveglino dal torpore». Infine la richiesta «alle istituzioni di intervenire con urgenza per rafforzare gli organici e assicurare una presenza costante ed efficace sul territorio».