ROSELLA FORMENTI
Cronaca

Busto Arsizio, troppi incendi in carcere e atti di autolesionismo. Ma psichiatra part-time

L’allarme del sindacato: su 400 detenuti l’80% è sotto terapia con farmaci

Sopralluogo in carcere

Busto Arsizio (Varese) -  Problema non ancora risolto all’interno della casa circondariale di Busto Arsizio la carenza di personale riguardante l’Area Sanitaria, in particolare è in sofferenza il servizio psichiatrico, con un solo specialista presente.

A sollecitare attenzione sulla situazione è il sindacato Uil Pa Polizia Penitenziaria con il delegato locale Davide Armenia che ha inviato una lettera al direttore del carcere di via per Cassano Orazio Sorrentini e al Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria. L’emergenza è di nuovo sul tavolo dopo l’ennesimo episodio accaduto dentro la struttura nei giorni scorsi quando un detenuto straniero con problemi comportamentali per protesta ha tentato di incendiare la sua cella, per fortuna non ci sono stati intossicati ma il gesto ha riportato l’attenzione sulla presenza di detenuti con disturbi psichiatrici che dovrebbero essere accolti in strutture di sicurezza adeguate ma i posti non sono sufficienti.

Segnala il sindacato, "Lo psichiatra – scrive Armenia -è presente in istituto solo nei giorni dispari della settimana, anzi è presente fisicamente un solo giorno a settimana, mentre gli altri due giorni dispari i colloqui con i detenuti avvengono esclusivamente in video collegamento con l’ausilio di un pc e una webcam posizionati dentro l’ufficio". Continua " la casa circondariale di Busto Arsizio ospita circa 400 detenuti e pare che pressappoco l’80% della popolazione ristretta assuma terapia psichiatrica", di conseguenza, a fronte di un lungo elenco di richiedenti il colloquio psichiatrico, fa rilevare il delegato Uil Pa "lo specialista restringe la lunghissima lista dei richiedenti selezionando circa 5 detenuti per ogni giornata di sua presenza. Facendo un calcolo sommario, si presuppone che riesca a colloquiare con più o meno 15 detenuti a settimana; di conseguenza, se tutti e 400 richiedessero un colloquio di sostegno, l’ultimo della lista sarebbe ricevuto approssimativamente dopo 26 settimane".

Situazione dunque drammatica, prosegue la lettera "la gravissima carenza di esperti aumenta, non di poco, il carico di lavoro del poliziotto penitenziario, che deve "vivere" continui spiacevoli episodi di autolesionismo causati soprattutto dal perdurare di richieste che non trovano accoglimento di colloqui con lo psichiatra.