Busto Arsizio (Varese) 8 febbraio 2020 - Condannato anche in Appello per aver ucciso la moglie. Ma per Muhammad Vrapi, oggi 64enne, origini albanesi, la pena è scesa - con lo sconto automatico del rito abbreviato - da trenta a vent’anni di carcere, perché è caduta l’aggravante dell’aver agito con crudeltà. Eppure quell’uomo inflisse alla poveretta ben 34 coltellate in varie parti del corpo: non è un gesto crudele?
Non è detto, ha spiegato la Cassazione in casi analoghi. Bisogna vedere se quei colpi hanno procurato alla vittima sofferenze in più. In pratica: se la donna è morta subito (o quasi), la “crudeltà“ delle coltellate successive non ha avuto alcun effetto. E nel caso Vrapi, scrivono i giudici della Corte d’assise d’appello di Milano, non c’è prova che sia andata in modo diverso. "La metà delle ferite ha attinto il petto e la zona toracica - scrivono nelle motivazioni della sentenza - cosicché la sua morte è avvenuta rapidamente". Vrapi uccise la moglie Diana Koni, 52 anni, nel giugno 2017 nella loro casa di Busto Arsizio. Aggredì la donna in cucina al culmine di un alterco, e dopo aver impugnato un coltello, secondo quanto emerso in seguito dall’autopsia sferrò quei 34 fendenti al corpo di Diana. All’arrivo dei soccorsi l’uomo confessò, del resto non avrebbe potuto fare altrimenti. Agli inquirenti racconterà poi di aver litigato con lei perché aveva manifestato la volontà di lasciarlo dopo aver scoperto le sue chat in rete con una vecchia amica. Muhammad avrebbe tentato di spiegarle di non avere alcuna relazione con quella donna, ma la discussione era degenerata fino all’esplosione di rabbia.
Testimoni del progressivo sfilacciarsi dei rapporti tra i genitori, negli ultimi tempi, furono anche i tre figli della coppia, devastati dalla perdita della mamma. Arrivati in Italia dall’Albania molti anni prima, i coniugi Vrapi avevano lavorato sodo, lui come operaio e lei come badante. Amici e parenti li descrissero come una coppia felice. Ma oltre a quella serie infinita di colpi, il marito assassino fece quel giorno un altro gesto che è difficile non considerare crudele: lavò in bagno il coltello sporco di sangue, ma poi uscito dalla toilette inferse a Diana un ultimo fendente, forse il colpo di grazia. "Anche l’azione suscettibile di provocare nell’osservatore esterno turbamento e sdegno (cioè questa, ndr) - scrive la Corte - non è quelificabile senz’altro come gesto di sadismo e neppure di sfregio, perché non c’è certezza alcuna che (Diana ndr.) fosse solo agonizzante e non già deceduta".