La morte di Rachid Nachat, il 34enne marocchino il cui cadavere è stato recuperato in un dirupo a Castelveccana la sera di venerdì 10 febbraio, è stato provocato da un colpo di arma da fuoco. E' questo quanto emerge dall'autopsia effettuata ieri, martedì 14 febbraio, sui resti dello straniero. A mezzogiorno, dopo che già si erano diffuse alcune indiscrezioni sugli esiti dell'esame, è arrivata una nota ufficiale della procura di Varese. "L'autopsia - si legge nel comunicato - ha accertato che la causa di morte deve ascriversi alla penetrazione dal lato posteriore destro, a tre centimetri dalla linea mediana, di una palla di gomma, compatibile con l'utilizzo di un fucile da caccia". Il proiettile ha causato "lacerazioni polmonari e shock emorragico secondario".
Per il decesso di Nachat al momento c'è un unico indagato: un carabiniere della compagnia di Luino, subito sospeso dal servizio, anche a sua tutela. L'accusa nei suoi confronti, per ora, è omicidio. Il dettaglio della compatibilità del proiettile fatale con un utilizzo da fucile da caccia introduce un nuovo elemento nella vicenda: è possibile che quel fucile fosse nella disponibilità del militare indagato? Oppure è il segnale che la responsabilità del decesso possa essere da attribuire a qualcun altro?
Il proiettile fatale sarebbe quello che ha raggiunto il nordafricano alla regione lombare. All'esame sul cadavere ha partecipato anche un consulente nominato dall'avvocato Debora Piazza, nominato dai familiari di Nachat in sostituzione di Luca Carignola. L'inchiesta va avanti: già oggi, mercoledì 15 febbraio, come fanno sapere i media locali, potrebbero iniziare gli accertamenti balistici necessari a capire quale tipo di arma da fuoco abbia esploso il colpo letale, a confermare se effettivamente a sparare è stato un fucile. Continuano anche le ricerche del secondo uomo che sarebbe stato presente sulla scena del delitto. Questo "mister X", la cui esistenza è stata segnalata dal fratello della vittima, è attualmente irreperibile. Trovarlo ò- da parte degli inquirenti - garantirebbe di inserire nuove tessere nel puzzle di una vicenda ancora da chiarire.
La morte di Nachat è avvenuta nel contesto di un controllo anti spaccio: da qui il sospetto che il marocchino, privo di permesso di soggiorno, "campasse" facendo il pusher. In azione erano alcuni militari della compagnia di Luino, chiamati a pattugliare l'area boschiva intorno a Castelveccana, da tempo ostaggio dei pusher. Secondo la ricostruzione il carabiniere indagato, sentendosi minacciato da soggetti armati, avrebbe esploso alcuni colpi di arma da fuoco, come dimostrano i due bossoli trovati sulla strada vicina. Almeno uno di questi - è sempre la ricostruzione a dirlo - avrebbe raggiunto Rachid. Negli ultimi giorni gli investigatori della Questura hanno effettuato una serie di sopralluoghi nella zona, alla ricerca di armi