Dalla vetta del K2 a Luino: "Lamantia è un esempio. La città ne è orgogliosa"

L’Amministrazione comunale consegna a Tommaso una targa. E lui racconta: le vere difficoltà non sono fisiche ma piuttosto mentali.

Dalla vetta del K2 a Luino: "Lamantia è un esempio. La città ne è orgogliosa"

Al centro con la moglie Tommaso Lamantia accolto e festeggiato in Comune Ai lati amministratori di Luino con Ascom e il Cai

LUINO (Varese)

"A Tommaso Lamantia e alla potenza di un grande sogno: la conquista della vetta del K2. Con ammirazione, l’Amministrazione comunale". Così recita la targa consegnata ieri dal sindaco di Luino Enrico Bianchi all’alpinista 42enne che il 29 luglio ha scalato la seconda cima più alta del mondo. Accademico del Cai e volontario della Stazione di Varese del Soccorso alpino, il luinese Tommaso Lamantia è giunto da solo in vetta nell’ambito di una spedizione organizzata dal Cai di Biella per il settantesimo anniversario della conquista del K2.

"Sei andato in cima alla montagna più difficile del mondo – gli ha detto Bianchi in municipio – È un orgoglio per Luino, che non è una città di montagna ma una città tra le montagne". Quindi la parola all’assessore allo Sport, Ivan Martinelli: "L’esempio di Tommaso è da portare ai giovani, perché dimostra come gli obiettivi si raggiungano con il tempo, non c’è niente di immediato". La festa è stata promossa con Confcommercio Ascom Luino: "Vogliamo organizzare una serata a Palazzo Verbania aperta al pubblico con Tommaso che racconterà la propria avventura – promette il presidente Franco Vitella – Sarà tra settembre e ottobre: stiamo aspettando che sia pronto il filmato dell’ascesa da trasmettere in quell’occasione".

Quindi il Cai di Luino, rappresentato dal presidente Adriano Rinaldin: "Siamo orgogliosi di avere un concittadino che ha fatto un’impresa eccezionale". Poi è toccato allo stesso alpinista raccontare come si è svolto l’avvicinamento alla conquista della vetta. "Vado in montagna da almeno trent’anni e a 11 già superavo quota 4mila. Ho scalato cime in tutto il mondo ma non ero mai salito su un Ottomila. Per prepararmi ho aumentato il dislivello delle salite. Quando non potevo andare in quota, salivo sulle montagne dietro casa quattro volte al giorno e scendevo in parapendio".

Le difficoltà maggiori sono state mentali e non fisiche. "È stata dura mantenere la motivazione durante i due mesi al campo base. In cima non ho provato grandi emozioni perché ero già concentrato sulla discesa". Ora si fermerà per un po’: diventerà papà.

Lorenzo Crespi