GABRIELE MORONI
Cronaca

Lavinia Limido, sopravvissuta alle coltellate dell’ex marito: “È meglio piangere che essere arrabbiati”

Delitto di via Menotti: alla messa del trigesimo in memoria di Fabio Limido, ucciso dall’ex genero Marco Manfrinati, la vedova racconta come la figlia sta affrontando i primi giorni a casa

Marta Criscuolo e le figlie all'uscita della chiesa dove si è svolta la messa

Marta Criscuolo e le figlie all'uscita della chiesa dove si è svolta la messa

Varese – “È meglio piangere che essere arrabbiati. Le lacrime lavano l'anima”. È la frase che racchiude lo stato d'animo di Lavinia Limido, la "cifra" di questi primi due giorni trascorsi in casa con la madre, le sorelle Cecilia e Lucrezia, il suo bambino di quattro anni che non ha mai smesso di chiedere quando la mamma sarebbe tornata a casa. E in ogni momento, come sarà per sempre, il ricordo del padre, Fabio Limido, ucciso nel terribile pomeriggio del 6 maggio, in via Menotti a Varese: era accorso in difesa della figlia, gravemente ferita dal coltello dell'ex marito, Marco Manfrinati.

Lavinia Limido
Lavinia Limido

Quella che, riferita dalla madre, contiene il sentimento di Lavinia, in questo momento di ritorno alla vita, è la sintesi, la parafrasi di una frase di Giovanni Paolo II: è meglio piangere che essere arrabbiati, le lacrime scorrono silenziosamente attraverso l'anima e purificano il cuore, mentre la rabbia è inutile perché fa male agli altri. Come trascorre le sue giornate Lavinia, chiedono ancora i cronisti alla madre? "Mangia, si riposa e si gode il suo bambino", è la risposta di Marta Criscuolo, che riesce ad accompagnarla con un sorriso di donna forte, di grande combattente, mentre le altre due figlie le stanno accanto.

Messa del trigesimo in memoria di Fabio Limido, a poco più di un mese da quel giorno insanguinato. Nella parrocchia di San Grato, al rione Bobbiate, celebra don Peppino Maffi, amico di famiglia. La lettera del profeta Osea. Il Vangelo di Giovanni, la lancia del soldato che penetra nel castello di Cristo, arriva al cuore. "È una serata particolare - dice il parroco nella sua omelia -. A trenta giorni dalla sua morte siamo qui a ricordare Fabio Limido, ucciso perché ha amato tanto la vita e la sua famiglia. Che il Signore dia ai suoi familiari la forza dell'amore".

"Io credo - prosegue il sacerdote - che se una cosa fa più bella la nostra esistenza è quella di fare memoria del bene ricevuto dalle persone che non sono più tra noi. Risplenda in noi quella testimonianza d'amore che abbiamo ricevuto da loro. La lancia squarcia il cuore di Cristo e Lui dice: 'Io sono morto per voi, adesso date il meglio di voi'. Noi vogliamo dire al Signore: non sempre comprendiamo ciò che accade attorno a noi, ma abbiamo voglia di fare emergere quell'amore che c'è nei nostri cuori".

A metà messa don Peppino aggiunge un ricordo personale dello scomparso: "Ho conosciuto Fabio. Ho apprezzato la sua dignità, il suo attaccamento alla famiglia, al lavoro, alla vita. Ho chiesto al Signore che indicasse la strada perché la sua morte ci dicesse qualcosa di grande. Mi è parso che lui dicesse: 'Continuate a vivere con i valori che anch'io ho tentato di testimoniare' ". Al termine della funzione una signora consegna una corbeille di fiori a Cecilia Limido. In tanti si stringono attorno a Marta che ha per tutti una parola e anche un sorriso.