
"La prima difficoltà è ammettere una dipendenza dove non c’è l’uso di una sostanza". Mauro Croce (nella foto) insegna...
"La prima difficoltà è ammettere una dipendenza dove non c’è l’uso di una sostanza". Mauro Croce (nella foto) insegna Psicologia delle addiction all’Università della Valle d’Aosta ed è uno dei massimi esperto di disturbo da gioco d’azzardo.
Di che malattia si tratta?"È una dipendenza: non c’è una sostanza ma un comportamento".
Come subentra?"La prima fase chiamata vincente è segnata da un gioco occasionale per distrarsi. Le vincite appaiono facili, frequenti, le perdite irrilevanti, cresce l’eccitazione del gioco accompagnata dalla convinzione di poter smettere quando si vuole. Poi inizia la fase perdente: si gioca in solitaria, crescono rabbia e depressione. Si chiede denaro in prestito, si gioca giustificandosi con la necessità di vincere per recuperare, ripromettendosi di smettere appena si è recuperato tutto. Quando subentra una piccola vincita viene letta come segno che la fortuna sta girando".
Quando si diventa patologici?"Quando non si resiste all’impulso di giocare".
Perché il numero di persone seguite dai Ser.D è basso?"La vergogna di chiedere aiuto paralizza. Ma guarire si può".
Quali fattori hanno favorito la crescita di questa malattia?"Prima il giocatore andava verso il gioco, ora il gioco ci raggiunge ovunque. L’offerta si è moltiplicata e diversificata, internet l’ha portata sui nostri smartphone. Il secondo aspetto è il contesto economico: quando l’economia rallenta il gioco corre".L.B.