È ancora immerso nel traffico estivo, lo scalo di Malpensa, decine di migliaia di passeggeri ogni giorno, chi arriva e torna a casa con i ricordi delle vacanze in valigia e chi invece parte per godersi l’ultimo scampolo dell’estate. Ma dentro l’aeroporto una macabra scoperta, il cadavere in stato di decomposizione di un senzatetto, morto da alcune settimane.
Un invisibile, ai margini della grande "città dell’aria", frequentata da migliaia di persone, uno dei tanti clochard che a Malpensa trovano un rifugio. È morto solo, probabilmente per un malore, nessuno vicino per poter chiedere aiuto. E nessuno fino a giovedì si era accorto della presenza di quel corpo senza vita, trovato in un’area non di passaggio, a terra, dietro una porta di servizio in prossimità delle scale che collegano il tunnel dell’aerostazione agli arrivi. Il ritrovamento da parte degli agenti di Polaria dopo la segnalazione del cattivo odore che proveniva da quella zona. Il clochard sarebbe un italiano presente in modo saltuario in aeroporto e identificato in passato dalle forze dell’ordine.
Un dramma della solitudine che riaccende l’attenzione sulla necessità di attivare al più presto le azioni indicate nel Protocollo firmato il 26 luglio scorso a Malpensa da Prefettura, Regione Lombardia, Sea,comuni del territorio, Ats Insubria, associazioni, con l’obiettivo di prendere in carico i senzatetto presenti in aeroporto e avviarli ad un percorso di recupero sociale. Il progetto denominato "Area (Ri)Partenze" ha ricevuto da Regione Lombardia risorse per 330mila euro e vede come capofila la Fondazione Caritas Ambrosiana.
"Bisogna avviare al più presto gli interventi – ha detto Sarah Foti, sindaco di Ferno – il dramma del clochard trovato senza vita mi addolora profondamente, queste persone non devono continuare ad essere invisibili, dobbiamo invece vederli, aprire gli occhi nei loro confronti per aiutarli. Dobbiamo accelerare i tempi per attuarlo".