Arnaldo Liguori
Arnaldo Liguori
Cronaca

Il mistero del drone russo sopra il lago Maggiore, l’ipotesi della “mano italiana” e l’allarme di Crosetto: “Guerra ibrida”

La conferma: il mezzo era russo e ha sorvolato almeno 6 volte la zona. Ma la Commissione Ue rassicura: “La no-fly zone non è stata violata”. Rimane un dubbio: perché spiare con un velivolo facilmente riconducibile a Mosca?

Un drone da ricognizione russo modello STC Orlan-10

Un drone da ricognizione russo modello STC Orlan-10

Milano – Nessuno lo ha visto, ma c’era. Un fantasma nei cieli lombardi, sfuggente come una spia ben addestrata. Eppure, qualcosa ha tradito la sua presenza. I captatori del Joint Research Centre di Ispra, nel Varesotto, hanno registrato frequenze sospette, riconducibili a un drone di fabbricazione russa. Da qui la segnalazione, scattata il 28 marzo, e l’avvio delle indagini dei carabinieri del Raggruppamento operativo speciale. Gli inquirenti hanno accertato almeno vari sorvoli in un arco di pochi giorni.

Per la precisione, secondo indiscrezioni, si tratterebbe di “sei passaggi in cinque giorni, due volte in una stessa giornata” e l’allarme sarebbe scattato al quinto sorvolo con la denuncia ai carabinieri di Varese che, non competenti in materia di terrorismo, hanno inoltrato alla Procura di Milano il caso sul sospetto allarme in materia di sicurezza. Poi, il silenzio. Il drone è svanito nel nulla. Ma le tracce che ha lasciato dietro di sé parlano chiaro: non si trattava di un giocattolo né di un semplice errore di rotta.

In quella zona, intorno al lago Maggiore, ci sono siti strategici sul piano militare e in queste ore è stato ipotizzato che la sicurezza dell’area sia stata compromessa, ma la Commissione europea ha rassicurato: “Non abbiamo osservato alcuna violazione da parte di droni della no-fly zone sopra il sito Ispra della Commissione, né siamo a conoscenza di alcuna specifica minaccia alla sicurezza correlata”, sono state le parole del portavoce della Commissione Thomas Regnier. Nessun segreto pare sia stato violato, quindi.

“È in corso una guerra ibrida”

Ma se le parole di Bruxelles suonano rassicuranti, di altro tono è il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto: “Sono anni che sollevo l’attenzione e lancio allarmi, a volte inascoltato. È in corso una guerra ibrida. Pericolosa quanto sotterranea, costante e asfissiante quanto quotidiana, che è fatta da un mix di attacchi cyber mirati, reclutamento di ‘attivisti’ (traduco: persone a libro paga di potenze o entità straniere e ostili) e massicce campagne di disinformazione di massa, furti di tecnologie e brevetti militari e industriali, più molti altri atti ostili, perpetrati da più attori”. Il ministro ha definito l’accaduto come un “conclamato tentativo di spionaggio industriale”.

Un’ombra sui cieli lombardi

Il Joint Research Centre di Ispra non è un centro qualsiasi. Nato nel 1957, è una delle strutture scientifiche di punta della Commissione europea, impegnato in settori sensibili come l’energia nucleare, il clima e lo spazio. Un obiettivo per chiunque sia interessato ai segreti dell’Occidente. Ma non è l’unico sito strategico della zona. A pochi chilometri sorgono gli stabilimenti di Leonardo, gigante dell’aerospazio e della difesa, il quartier generale del Nato Rapid Deployable Corps a Solbiate Olona e l’aeroporto di Malpensa. Troppe coincidenze, quindi, per pensare a un caso.

Drone russo su centro high tech Ue, Procura di Milano indaga
La Procura di Milano indaga su un drone russo che ha sorvolato l'Ispra, sede del Joint research centre dell'Ue, sul Lago Maggiore.

Indagine per spionaggio

L’inchiesta della Procura di Milano è ancora nelle prime fasi, ma già si profila l’ipotesi di spionaggio politico o militare. Se così fosse, le conseguenze sarebbero pesanti. L’articolo 257 del codice penale prevede pene severissime (da 15 anni fino all’ergastolo) per chiunque raccolga informazioni sensibili nell’interesse di uno Stato straniero. E se il drone fosse stato inviato da Mosca, il caso assumerebbe un valore ancora più inquietante.

Ma a quale scopo? Fotografare il centro di Ispra? Possibile, ma improbabile: i satelliti spia offrono immagini di qualità superiore. Forse l’obiettivo era osservare qualcosa o qualcuno in movimento. Questo tipo di drone viene spesso equipaggiato con telecamere e strumenti capaci di rilevare obiettivi sensibili anche in presenza di scarsa luminosità e le apparecchiature sono capaci di effettuare anche mappature 3D.

Per chiarire il punto, la Sezione antiterrorismo ha già chiesto all’Ente nazionale di assistenza al volo e all’Aeronautica militare di collaborare per riconoscere il preciso modello di drone. L’ipotesi è che si sia sollevato in aria nel raggio di 50-60 chilometri del centro di ricerca comunitario.

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L’analisi delle frequenze

Quello che gli investigatori si stanno chiedendo, ora, è perché, nel caso si tratti spionaggio, si stata lasciata una sorta di “targa” russa. Quel velivolo lascia determinate frequenze che non possono essere scambiate per quelle di un mezzo di produzione europea. – utilizzando proprio quel tipo di velivolo. Una delle ipotesi sul tavolo, quindi, è che l’obiettivo fosse proprio quello di mostrarsi e farsi vedere allo scopo di inviare un messaggio. Dimostrare che i confini europei, per chi sa come muoversi, non sono poi così invalicabili.

++ Indagini, 'dall'analisi delle frequenze il drone è russo' ++
Veduta panoramica della zona dove sorge il Joint research centre di Ispra

Una mano italiana?

I primi accertamenti ipotizzano che quei sorvoli siano stati telecomandati da una distanza non eccessiva rispetto al centro di ricerca. Forse da agenti sul posto. Benché la frequenza radio intercettata dagli strumenti di rilevamento sia “associabile a una fonte russa”, non si esclude che a manovrare il velivolo possano essere stati “uno o più italiani con posizione filorusse”.

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Il gioco delle spie

La Lombardia, si sa, è da sempre terra di passaggio per l’intelligence internazionale. Il recente caso di due imprenditori brianzoli, accusati di essersi messi al servizio dei servizi russi per creare “case sicure” a Milano e mappare le telecamere della città, è solo l’ultimo esempio di una rete sotterranea che attraversa il Paese. Non solo. Un anno fa, proprio sul Lago Maggiore, affondava un’imbarcazione con a bordo agenti dell’intelligence italiana e del Mossad israeliano. In questo contesto, il drone di Ispra potrebbe essere solo un tassello di una partita più ampia, un segnale che qualcosa si muove dietro le quinte della diplomazia ufficiale.

Mentre gli investigatori passano al setaccio i dati raccolti, la politica inizia a interrogarsi. Il Copasir vuole vederci chiaro, e non si esclude che la questione possa approdare presto nelle sedi più alte dello Stato. Ma la verità, come spesso accade nelle questioni di spionaggio, potrebbe rimanere celata all’opinione pubblica. Intanto il drone per ora è scomparso. Chi lo pilotava, anche.