A novembre l’indagine congiunturale del terzo trimestre aveva segnalato una diminuzione dei livelli produttivi delle imprese varesine, dovuti in particolare a tensioni commerciali globali e costi energetici. Poi le crisi aziendali esplose una dopo l’altra in realtà storiche della provincia, come Beko e Mv Agusta. E ora sono anche i dati dell’export a confermare il momento di difficoltà dell’economia locale.
Le ultime rilevazioni Istat elaborate dal Centro studi di Confindustria Varese relative ai primi nove mesi del 2024 certificano infatti un totale di 8,7 miliardi di euro di esportazioni, in calo del 6,5% sui primi nove mesi del 2023, mentre a livello italiano il dato è calato solo dello 0,7%.
Le importazioni invece sono state pari a circa 6,8 miliardi, in aumento dell’1,6% sui primi nove mesi del 2023 (a livello italiano il dato è calato del 5,2%). Quindi il saldo commerciale in valore è risultato positivo per 1,9 miliardi, in calo del 27,4% rispetto ai primi nove mesi del 2023.
Il quadro di diminuzione dell’export varesino è il risultato di un andamento negativo diffuso alla maggior parte dei comparti, e più intenso nei mondi dell’abbigliamento-pelletteria e dell’elettrodomestico, compensato dal contributo positivo di alcuni importanti settori: l’aerospazio e i prodotti farmaceutici.
Tra i settori maggiormente rappresentativi del territorio nei primi nove mesi del 2024 il 55% delle esportazioni ha avuto origine dal settore metalmeccanico, l’8% dal tessile-abbigliamento-pelletteria, il 15% dal chimico-farmaceutico e l’8% dal settore gomma e materie plastiche.
In termini di mercati di destinazione i flussi di export verso l’area Ue sono diminuiti notevolmente (-4,5% sui primi nove mesi del 2023). In particolare si rilevano cali verso importanti partner come Germania e Francia (rispettivamente -9,4% e -13%). In aumento invece le esportazioni verso Polonia e Paesi Bassi (+28,1% e +19,5%).
Calati ancor più intensamente i flussi di export verso l’area extra Ue (-8,4% sui primi nove mesi del 2023). In particolare sono in calo le esportazioni verso gli Stati Uniti (-23,9%) e Turchia (-8,4%). Incrementano invece i flussi verso Regno Unito (+7,6%), Svizzera (+4,1%) e Cina (+8,7%). Il dato cinese non riesce però ad equilibrare la performance negativa dell’Asia orientale, causata da altre mete come Thailandia e Hong Kong, punti d’ingresso per il continente.