ROSELLA FORMENTI
Cronaca

Femminicidio di Samarate, le lettere-testamento ai figli e la “data di morte” di Teresa Stabile: così Vincenzo Gerardi ha progettato di uccidere la moglie

La cinquantenne uccisa a coltellate si era trasferita a casa dei genitori, e a un’amica aveva confessato: “Lo sento, lui mi ucciderà”. A Gerardi contestata la premeditazione. Il messaggio da brividi alla madre della vittima: “Ho fatto ciò che dovevo”

La palazzina di via San Giovanni Bosco, dove risiedeva Teresa Stabile dopo la separazione dal marito

La palazzina di via San Giovanni Bosco, dove risiedeva Teresa Stabile dopo la separazione dal marito

Samarate (Varese), 18 aprile 2025 – Un messaggio agghiacciante: Ho fatto ciò che dovevo. Buona Pasqua”. A lasciarlo, indirizzato alla suocera, Vincenzo Gerardi, 56 anni. L’uomo, manutentore e installatore di piscine, nella serata di mercoledì ha ucciso con tre fendenti la moglie, dalla quale si stava separando, Teresa Stabile, di un anno più giovane. L’aggressione alla donna in auto, attesa al rientro a casa, appena varcato il cancello d’ingresso alla palazzina in via San Giovanni Bosco dove fino a novembre i coniugi abitavano nell’appartamento al primo piano, dove era rimasto Gerardi. La vittima infatti da alcuni mesi si era trasferita dai genitori, nella seconda palazzina all’interno dello stesso complesso residenziale. Aveva avviato la separazione, ma il marito non l’accettava e per questo sembra che per mesi abbia continuato a tormentarla arrivando a controllarla in ogni movimento. 

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I carabinieri all'esterno del luogo dove si è consumato il femminicidio di Teresa Stabile uccisa dall'ex marito, reo confesso, Vincenzo Gerardi a Samarate, 17 aprile 2025. ANSA/DARDPHOTO

Vita infernale  

La vita della donna era diventata un inferno e temeva per la sua vita, pare avesse persino confidato a un’amica: “Me lo sento, mi ucciderà”. Ma Gerardi minacciava di uccidersi se lei non fosse tornata, la aggrediva verbalmente, addirittura posteggiava la propria auto davanti al garage di lei così che fosse costretta a chiamarlo per poter uscire con la vettura e quindi potesse vederla controllandone gli spostamenti. Una situazione sempre più esasperante, e un mese e mezzo fa, dopo l’ennesimo contrasto davanti al box, il figlio maggiore della coppia si è rivolto ai carabinieri denunciando il padre per violenza privata.

L’avvocato della famiglia della vittima, Manuela Scalia (a destra), all'esterno del luogo dove si è consumato il femminicidio
L’avvocato della famiglia della vittima, Manuela Scalia (a destra), all'esterno del luogo dove si è consumato il femminicidio

Terrorizzata dal marito 

Fino a quel momento, nonostante fosse terrorizzata dal comportamento del marito e temesse che potesse farle del male, Teresa Stabile non l’aveva mai denunciato, sperava in questo modo di non irritarlo e quindi di arrivare rapidamente alla separazione. Invece nella serata di mercoledì il tragico epilogo: Gerardi l’ha attesa, è salito sull’auto e ha sferrato le coltellate mortali per poi allontanarsi a piedi con il coltello ancora in mano. Mentre i soccorsi in via San Giovanni Bosco cercavano di salvare la vita alla cinquantacinquenne, è stato raggiunto dai carabinieri, in una via poco distante, e davanti ai militari ha tentato di uccidersi: prima che potesse ferirsi è stato però bloccato con il taser e arrestato. 

Gesto premeditato 

Nella notte davanti al pubblico ministero di Busto Arsizio, Ciro Caramore, Gerardi ha confessato il femminicidio parlando di un delitto d’impeto. Il pm gli contesta invece anche la premeditazione: gli inquirenti nell’abitazione avrebbero infatti ritrovato due lettere–testamento indirizzate ai due figli di 28 e 19 anni, nelle quali avrebbe dichiarato l’intenzione di uccidere la moglie e di suicidarsi, indicando anche la data, il 16 aprile. Quegli scritti, per gli inquirenti, sono la prova di un piano omicida. 

Situazione precipitata 

Che la vittima fosse terrorizzata dal marito, del resto, è emerso subito dopo l’accoltellamento. Gli accertamenti dei carabinieri dipingono infatti il 57enne come un marito-controllore: una pizza con gli amici poteva scatenare il putiferio con la vittima, che aveva perso il lavoro per la chiusura dell’azienda in cui era impiegata. Da allora dipendeva economicamente dal marito, che le lasciava i soldi contati in una busta per la spesa di casa. Da novembre, quando la donna assistita dall’avvocato Manuela Scalia aveva chiesto la separazione, la situazione era precipitata. 

Un mazzo di fiori in memoria di Teresa Stabile apposto davanti all'abitazione di Teresa Stabile
Un mazzo di fiori in memoria di Teresa Stabile apposto davanti all'abitazione di Teresa Stabile

Il ricordo commosso dei vicini 

In via San Giovanni Bosco la coppia risiedeva da trent’anni, all’interno di un complesso residenziale che ospita una quarantina di famiglie: un caseggiato in cui tutti si conoscono, e che ora sono sconvolti dalla tragedia. Un anziano davanti al cancello ieri era in lacrime: “Teresa la conoscevo da bambina, sempre sorridente, gentile, penso al dolore dei suoi genitori, e a quello dei figli”. Un ricordo condiviso in quelle palazzine. All’esterno alcuni mazzi di fiori, bagnati dalla pioggia, come lacrime per piangere Teresa, che temeva di essere uccisa.