
Lucio Piccoli, grande tifoso della Pro Patria
Busto Arsizio (Varese), 3 febbraio 2019 - Bienatese di nascita, bustocco di adozione, tifosissimo della Pro Patria, Lucio Piccoli è stato tra i pochi a partecipare a sei edizioni del festival di Sanremo, vincendolo nel 1979 con Mino Vergnaghi. "Una pagina bella e allo stesso tempo deludente. Bella perché fu una scommessa portarlo a Sanremo. Deludente perché il giorno dopo, allettato da altre proposte, mi lasciò". Lucio Piccoli lega la sua storia artistica proprio alla Pro Patria. "Volevo entrare nel mondo dello spettacolo e mi dissero di parlare con Lucio Flauto. Lo feci una domenica allo stadio. Flauto mi disse che, innanzitutto, dovevo cambiare nome (Orfeo Paganini, ndr). Quel giorno a Busto c’era il Lecco. Flauto mi disse: 'Come si chiama il portiere del Lecco?' Piccoli. 'Ecco questo va bene per te'”.
Dal mondo dell’avanspettacolo a quello dell’impresario, il passo è stato breve. La sua prima agenzia è in via Marsala: cura gli interessi artistici di Franco Battiato, Giorgio Gaber, Ombretta Colli e Remo Germani. "Battiato me l’ha portato Gaber. Gli ho organizzato un’orchestra e ha debuttato a Busto alla Capannina. A Busto ho portato una tappa del Cantagiro: 11mila persone allo stadio, vinse Little Tony". La prima volta a Sanremo fu nel 1973 con Franco Lionello e Lolita, presentati dalla Saint Martin Record. "Avevo 33 anni ed ero il manager più giovane ma venni accolto con simpatia e famigliarità da tutti. Lionello entrò in finale. Fu una bella soddisfazione: in gara c’erano i mostri sacri". Con Remo Germani Piccoli è stato due volte a Sanremo, arrivando sul podio. "Al Festival ho presentato anche i Domodossola, nel 1974, un gruppo prodotto dalla Pdu, l’etichetta di Mina".
Fu poi la volta di Mino Vergnaghi (nella foto con Anna Maria Rizzoli e Mike Bongiorno) "nel 1979, cantante pressoché sconosciuto che vinse col brano “Amare” un’edizione del Festival con molti esordienti", ricorda Piccoli. "Cantava con I Segni dello Zodiaco. Io proposi loro ma gli organizzatori mi dissero che non c’erano posti per i gruppi e così presero solo il cantante, appunto Vergnaghi. Dopo la vittoria, illuso da altri impresari, stracciò il contratto con la mia agenzia. È finito nel nulla…".

Gli altri due Festival Piccoli li ha fatti con Santino Rocchetti nel 1978 e con i Gens, gruppo siciliano. Come si sceglievano i cantanti per Sanremo? "Erano le case discografiche che chiedevano gli artisti. Ognuna aveva dei posti al Festival. Portavamo dei provini e da lì sceglievano". Andrà a Sanremo? "No, anche se continuo a ricevere inviti. Non mi piace più, è tutto business. Una volta c’era un’atmosfera familiare, ora è solo competizione. L’ultima volta ci andai nel 2003 con Nilla Pizzi: l’aveva invitata Pippo Baudo per il premio alla carriera". Il Festival una volta… "Era un evento. Le canzoni, anche quelle che non vincevano, restavano in classifica per mesi". Baglioni? "Meglio i Baudo e i Bongiorno. Io affiderei il Festival a Renzo Arbore. È una rassegna di sconosciuti che resteranno tali anche dopo il Festival". Le canzoni sono cambiate: "Volare era il sogno di un Paese che voleva crescere. Il linguaggio di questi ragazzi oggi è incomprensibile, ridotto alla loro cerchia di amici".