SAREZZO (Brescia)
L’inquinamento? Non è dimostrato provenisse dall’azienda. Risultato: "Assolti perché il fatto non sussiste". Così si è concluso il processo di primo grado per la Ottoman di Sarezzo, torneria specializzata in lavorazioni di ottone, accusata di avere sversato olii e idrocarburi nel Mella. Il titolare Stefano Piardi e la ditta stessa rispondevano di inquinamento ambientale. L’indagine del 2016 era scaturita da una serie di segnalazioni: nel fiume erano state avvistate inquietanti macchie oleose e cangianti nonché pesci avvelenati.
Per la Procura lo sversamento era attribuibile alla Ottoman che, per risparmiare, avrebbe gettato tonnellate di combustibile nel Mella. Contro la società valtriumplina si era costituita parte civile Legambiente. In aula aveva deposto il maresciallo che, passeggiando lungo la ciclabile accanto al fiume, aveva notato le macchie iridescenti e fatto scattare l’inchiesta. Un funzionario dell’Arpa aveva confermato che l’inquinamento si era esteso anche 250 metri più a valle. La difesa, rappresentata dagli avvocati Gianluigi Bezzi e Alessandro Stefana, è però riuscita a smontare l’impianto accusatorio: "Si è fatta confusione con uno sversamento che si era verificato nel 2014 per un difetto di progettazione di un tombino, episodio per cui l’azienda si era poi fatta carico della bonifica – ha chiarito Stefana – In questo caso una consulenza costata al nostro assistito 100mila euro è stata in grado di rintracciare l’impronta genetica dell’olio finito nel fiume e di accertare che la fuoriuscita non era attribuibile alla Ottoman. Quell’inquinamento proveniva dalla Valtrompia, più a Nord".
Beatrice Raspa