
Controlli della Guardia di finanza (foto d'archivio)
Busto Arsizio, 11 dicembre 2015 - Evasione fiscale pari a cinque milioni di euro, attraverso un sottile meccanismo che permetteva di aggirare l'Iva nell'acquisto dei beni. E' quanto contestato dalla Guardia di finanza della Compagnia di Busto Arsizio a un'azienda all'ingrosso della zona che avrebbe beneficiato di un’indebita detrazione d’imposta per circa un milione di euro. Per questo motivo, al termine dell'indagine delle Fiamme gialle, il gip del tribunale di Busto Arsizio ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca dell’intero stabile industriale di proprietà della società indagata.
Secondo quanto ricostruito dai finanzieri l'azienda, di proprietà di un 60enne bustocco, per accaparrarsi le materie prime a prezzi inferiori rispetto a quelli di mercato, aveva deciso di far acquistare la merce da una società cartiera che non assolveva ad alcun obbligo tributario (evasore totale) e le rivendeva subito la merce a prezzo stracciato, per poi sparire e non attirare l'attenzione del fisco. In effetti, la società formalmente operava in maniera corretta, ma le fatture di acquisto annotate in contabilità sono risultate relative ad operazioni soggettivamente inesistenti.
La merce, infatti, arrivava in azienda da una società diversa da quella che emetteva fatture, cioè la cartiera. Il meccanismo è quello delle cosiddette frodi carosello, definite così perché i protagonisti si interfacciano nella dinamica della frode. Tale schema fraudolento ha come finalità quella di “scomporre” il prezzo del bene dal primo all’ultimo passaggio della catena, così da eliminare in sostanza l’Iva del costo finale del bene, con un risparmio minimo del 22%. Le attività ispettive si sono concluse con la scoperta di un’evasione fiscale pari a circa 5 milioni di euro mediante l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti da cui è conseguita un’indebita detrazione d’imposta per circa un milione di euro.