
Franco con un indigeno sui monti di Runga, una giungla a più di 3.000 metri di quota
Castellanza (Varese), 7 gennaio 2020 - Una passione nata in tenera età, poi coltivata in ambito universitario e infine diventata una professione. L’amore per la natura è alla base della storia di Franco Dell’Acqua, fotografo 50enne residente a Castellanza. Il suo lavoro principale in realtà è quello di aeroportuale.
La sua casa è lo scalo di Malpensa, dove opera come responsabile team leader per alcune compagnie internazionali. A quest’attività si affianca quella di fotografo freelance, che lo ha portato in giro per il mondo fin dagli anni Novanta. Con la sua macchina fotografica va a caccia di scatti naturalistici, ritraendo paesaggi e fauna nei luoghi più selvaggi dei cinque continenti. In questo modo realizza il suo sogno di bambino, quando invece di divertirsi con i giocattoli passava il suo tempo sfogliando le pagine dell’edizione americana del National Geographic, a cui la sua famiglia è abbonata fin dagli anni Cinquanta. Un vero imprinting, che lo ha portato poi crescendo ad appassionarsi ai documentari in televisione e quindi a scegliere dopo le superiori la facoltà di zoologia. Laureatosi con una tesi di 40 mesi sullo scoiattolo rosso, ha poi conseguito anche un master in divulgazione scientifica.
Inevitabile quindi con questo background la voglia di andare a scoprire il mondo di persona e documentarlo con un occhio sempre attento. Il primo viaggio è stato nei parchi nazionali degli Usa, e decine di altre esperienze sono seguite negli anni a venire. Il suo luogo del cuore è l’Africa. «Otto anni fa sono stato in Ruanda – racconta – un’esperienza incredibile sui monti di Runga, una giungla a più di 3000 metri di quota. Sono uno dei pochi ad aver fotografato i gorilla nel loro habitat". Un altro luogo da ricordare è la Namibia, attraversata in solitaria dormendo in tenda sopra alla jeep. E poi c’è l’America del Nord, in particolare l’Alaska e la British Columbia, l’estremo occidente del Canada. L’ultimo viaggio è stato alle Isole Svalbard, mentre il prossimo sarà in Scozia in primavera, occasione in cui Dell’Acqua accompagnerà altri fotografi in un workshop dedicato alla schiusa degli uccelli di mare. Una passione come la fotografia naturalistica regala grandi emozioni, ma al tempo stesso richiede sacrifici non indifferenti. "Non amo i lunghi appostamenti, mi piace invece muovermi e spesso mi trovo a camminare per 5 ore con 18 kg di attrezzatura sulle spalle e temperature che scendono fino a 20 gradi sotto zero". Una fatica che però non genera sempre i risultati sperati. "Molte volte non si porta a casa neanche una foto – spiega – ma l’importante è avere sempre un’etica e capire che c’è un limite. Nessuno scatto vale la sofferenza di un animale".
Nel suo lavoro non mancano i temi di denuncia: è il caso di una foto scattata in Thailandia, in un tempio dove finti monaci drogavano le tigri per renderle mansuete in modo da sfruttarle come attrazione turistica. Una struttura ora chiusa grazie al Wwf Australia. Le sue foto si possono ammirare sul suo profilo Instagram @wildphotonature_fda e spesso vengono esposte in occasione di mostre nella zona dell’altomil anese. Scatti che hanno ricevuto importanti riconoscimenti: Franco Dell’Acqua è stato finalista dei principali campionati internazionali di fotografia naturalistica.