"La Whirlpool va… il lavoro continua": si apre così il volantino diffuso ieri dalla Rsu della Fiom Cgil di Cassinetta, uno degli stabilimenti della multinazionale americana che attendono il passaggio alla proprietà turca. È prevista per il primo aprile la partenza della nuova società controllata da Arcelik, che si inserirà in una fase di forte contrazione del mercato dell’elettrodomestico in Europa. Nel 2023 il calo è stato del 10-15% e non si stimano aumenti importanti dei volumi di produzione e vendita nei prossimi anni.
"È pertanto vitale riuscire ad avere fabbriche capaci di produrre bene e in modo efficiente", commentano dal sindacato attivo nello stabilimento varesino dove si guarda con molta attesa al cambiamento di proprietà. Quali intenzioni ha Arcelik rispetto alla nuova società? Quali investimenti vuole fare e dove vuole farli? Come intende realizzare i 200 milioni di risparmi dichiarati come obiettivo dell’accordo con Whirlpool? Sono queste le domande che arrivano dalla Fiom. "Oltre alla nuova proprietà anche il governo deve impegnarsi per salvaguardare il settore dell’elettrodomestico, uno dei maggiori in Italia - è la richiesta della Rsu - riteniamo necessario che all’avvio della nuova società il governo convochi in tempi ristretti Arcelik e le organizzazioni sindacali".
Innanzitutto il sindacato vuole conoscere i contenuti precisi della "raccomandazione" sul mantenimento dei livelli occupazionali in Italia inviata ad Arcelik, inoltre auspica l’avvio di un confronto sul nuovo piano industriale mettendo a disposizione strumenti come ammortizzatori sociali e sostegno agli investimenti, a fronte di impegni precisi dell’azienda sul mantenimento in Italia di investimenti, stabilimenti, volumi e occupazione.
"Il mancato avvio di questo percorso sarebbe difficile da accettare, soprattutto alla luce delle difficoltà del settore, e renderebbe necessario mobilitarsi tutti insieme", il messaggio indirizzato ai lavoratori. Infine il saluto a Whirlpool: "Come Fiom Cgil giudichiamo negativamente la gestione degli ultimi anni, a prescindere dalla decisione di disimpegnarsi dall’Europa. Il nostro giudizio si basa sulle mancate risposte date ai lavoratori per migliorare le condizioni sia del posto di lavoro che quelle salariali".