REDAZIONE VARESE

Il pg contro l’assoluzione: "Venti secondi bastano perché si tratti di abuso"

La Procura generale ricorre contro il verdetto favorevole al sindacalista che era stato processato per violenza sessuale ai danni di una ex hostess.

Barbara D’Astolto in Tribunale a Milano e a Busto Arsizio non era stata considerata vittima di violenza perché «aveva avuto il tempo di dileguarsi»

Barbara D’Astolto in Tribunale a Milano e a Busto Arsizio non era stata considerata vittima di violenza perché «aveva avuto il tempo di dileguarsi»

Abusi sessuali sull’hostess, il Procuratore generale ricorre contro l’assoluzione del sindacalista: "Anche 20 secondi bastano perché sia violenza". Il magistrato ha chiesto l’annullamento della sentenza della Corte d’Appello di Milano, che aveva sollevato molte polemiche: "Ritenuto del tutto irrilevante il dissenso della vittima".

Così il caso si riapre. Non si può, come ha fatto la Corte d’Appello di Milano, "far dipendere la sussistenza della violenza sessuale dal tempo di reazione" della vittima, né stabilire che "un atto sessuale protrattosi per un periodo di tempo pari a 20 o al massimo 30 secondi esuli" dalla contestazione di abusi. Barbara D’Astolto, la ex hostess del no alla violenza detto dopo 20 secondi, aveva commentato così la sentenza: "Lui assolto, io vittima due volte. Trattata da mitomane e rimasta senza lavoro".

Lo scrive il sostituto pg di Milano Angelo Renna nel ricorso in Cassazione contro la sentenza del 24 giugno che aveva confermato l’assoluzione del sindacalista Raffaele Meola dall’accusa di violenza sessuale nei confronti dell’allora hostess di Malpensa Barbara D’Astolto.

Dal processo, secondo la Corte d’Appello milanese, era emerso "come l’imputato non abbia adoperato alcuna forma di violenza – ancorché si sia trattato, effettivamente, di molestie repentine – tale da porre la persona offesa in una situazione di assoluta impossibilità di sottrarsi alla condotta". Condotta, scrivevano i giudici, che "non ha vanificato ogni possibile reazione della parte offesa, essendosi protratta per una finestra temporale di 20-30 secondi", che "le avrebbe consentito anche di potersi dileguare". Nel ricorso che chiede di annullare la sentenza, Renna fa presente che, a differenza di quanto sostenuto dalla Corte di Milano, "la volontà del soggetto è tutt’altro che irrilevante".

I giudici di secondo grado, che hanno confermato l’assoluzione decisa dal Tribunale di Busto Arsizio, sbagliano nell’applicare la norma sulla violenza sessuale, "giungendo implicitamente a ritenere del tutto irrilevante la presenza di un dissenso da parte della vittima e la sua valutazione da parte dell’imputato". Che si è sempre dichiarato innocente ed è appunto stato assolto perché, secondo i giudici, "la donna ha avuto 20 secondi di tempo per dileguarsi". Per i giudici, sottolinea il pg, conta in questo caso solo il "tempo di reazione".

E ciò "contrasta con tutta la più recente giurisprudenza sul consenso, secondo la quale non rileva che "non sia stato percepito un dissenso, ma è necessario che si abbia la ragionevole certezza che vi sia un consenso pieno, iniziale e permanente".