REDAZIONE VARESE

Il procuratore capo Fontana lascia dopo sette anni

Ha sovrainteso a indagini di grande spessore come “Angeli e Demoni” e l’omicidio di Marilena Re

Pacato, fermo, apparentemente imperturbabile ma uomo di grande cuore, il procuratore della Repubblica Gianluigi Fontana ha concluso la sua carriera in magistratura, 42 anni di inteso lavoro e decine di inchieste note in tutta Italia. Sette, gli ultimi, li ha trascorsi alla guida degli uffici giudiziari di Busto Arsizio. Qui era stato sostituto procuratore tra la fine degli anni ‘80 e l’inizio degli anni ‘90, per poi approdare alla Corte d’Appello di Milano. Prima di arrivare a Busto Arsizio fu al vertice, pro tempore, della procura di Lodi. A guidare l’ufficio inquirente, in attesa di arrivo del nuovo procuratore capo, sarà l’aggiunto Antonio D’Amico.

"Sono stati anni intensi, costellati di casi impegnativi - ha dichiarato Gianluigi Fontana - Alcuni anche dal punto di vista umano, come l’inchiesta “Angeli e Demoni”, la morte di Marilena Re e il caso di Domenico Cutrì". L’indagine che Fontana coordinò con la pm Maria Cristina Ria, portò all’arresto di Leonardo Cazzaniga, anestesista in ospedale di Saronno e della ex compagna Laura Taroni, infermiera, accusati di omicidi nella famiglia di lei e - solo l’ex viceprimario - per undici morti sospette in corsia. Attirarono i riflettori delle telecamere anche la vicenda della promoter di Castellanza assassinata da un vicino e il caso del commando armato - "Nessuno ci avrebbe pensato, fu davvero difficile" - che assaltò un furgone della polizia per liberare l’ergastolano legnanese "Ho lavorato sino all’ultimo giorno, anche durante l’emergenza Covid - conclude il magistrato - Lascio una Procura di colleghi preparati e determinati, ma sotto organico per essere di fatto interprovinciale". Per il futuro, ha aggiunto, "auspico la creazione della provincia dell’Alto milanese, come bacino d’utenza sarebbe doverosa".

Valentina Rigano