![Varese, una serata di testimonianze con la onlus Venezia Giulia Dalmazia Varese, una serata di testimonianze con la onlus Venezia Giulia Dalmazia](https://www.ilgiorno.it/image-service/view/acePublic/alias/contentid/NDgxNGZkZTEtZTQ1Ny00/0/il-racconto-degli-esuli-dal-dramma-delle-foibe-ai-campi-profughi-volevamo-essere-liberi.webp?f=16%3A9&q=1&w=1280)
Varese, una serata di testimonianze con la onlus Venezia Giulia Dalmazia
"Sono arrivato a Varese da bambino nel 1967. In tante famiglie di esuli non si parlava dell’esodo, perché era doloroso e non volevano essere ghettizzati. Pensavano di non essere capiti e compresi. I miei genitori non ne parlavano nemmeno con me: quello che so l’ho imparato dalle nonne. La generazione intermedia voleva essere libera". Con la sua testimonianza diretta, Pier Maria Morresi, presidente della sezione di Varese dell’associazione nazionale Venezia Giulia Dalmazia, ha aperto le celebrazioni ufficiali del Giorno del Ricordo. La cerimonia si è svolta in sala Montanari, promossa dalla stessa associazione insieme a Prefettura, Comune, Provincia, Università dell’Insubria e Ufficio scolastico territoriale. "Non si può pianificare il futuro se non si conosce il passato: la nostra è una funzione di informazione", ha poi aggiunto Morresi, affiancato dal vicepresidente Giacomo Fortuna.
Presenti oltre alle autorità anche i giovani, con gli studenti del liceo Cairoli di Varese e i sindaci dei consigli comunali dei ragazzi. Hanno potuto ascoltare il racconto del dramma delle foibe e dell’esodo dalmata dalle parole di monsignor Ettore Malnati, varesino ma fortemente legato al confine orientale d’Italia, dove ha vissuto la sua carriera sacerdotale.
A Trieste è stato vicario episcopale, esperienza che ha illustrato dialogando col giornalista e scrittore Alberto Comuzzi. "Credo di essere l’ultimo vivente dei cappellani dei campi profughi di Trieste. Ce n’erano 14: ho rioperto quel ruolo dal ’69 al ’73 al campo profughi di via delle Docce. Poi sono sorti i villaggi dei profughi: man mano che venivano aperti con appartamenti e piccole case si svuotavano i campi".
Malnati fu per dieci anni segretario di monsignor Antonio Santin, vescovo di Fiume, Trieste e Capodistria, una delle figure più rappresentative dell’esodo. "Fu aggredito a Capodistria nel 1946: ha sempre accompagnato la sua gente". Anche questa volta alla celebrazione non è mancata la famiglia Missoni: in sala c’era Luca, figlio di Ottavio, esule da Zara, e di Rosita, recentemente scomparsa. "Venivamo sempre con mio papà prima e poi noi per ricordarlo - ha detto Missoni -. Per noi ragazzi era un racconto lontano, poi l’abbiamo vissuto grazie alle iniziative delle associazioni".