I sogni finiscono. Ieri è finito il sogno degli attivisti del comitato Salviamo gli alberi di Gallarate e di altre associazioni ambientaliste, da due mesi in presidio in via Curtatone per salvare il bosco dove sono state avviate le operazioni di taglio degli alberi, liberando l’area per il cantiere che realizzerà un nuovo polo scolastico. Sulle piattaforme tra le fronde, giorno e notte, i giovani di Tanuki: ieri alle 13.30 le ultime a scendere dal gigantesco cedro, che sarà abbattuto, due ragazze, con l’aiuto dei vigili del fuoco. Le prime parole: "È straziante vedere abbattere in pochi minuti questi alberi". Il sogno è finito, per loro e per centinaia di cittadini che fino a ieri mattina avevano creduto in un risultato diverso, riuscire a salvare il bosco e la fauna selvatica presente, ricci, ghiri, picchi e tassi, alberi e animali disegnati dai bambini ed esposti al gazebo, accanto agli striscioni degli adulti. "Mi viene da piangere – diceva un’attivista, tra le persone allontanate dagli agenti della polizia – abbattere questi alberi per cementificare, per costruire una scuola a poca distanza dall’autostrada". Pioveva a dirotto ieri mattina, "anche il cielo sta versando lacrime per questo scempio" aggiungeva l’attivista con il groppo in gola.
Per due mesi, dal 5 agosto, volontari dei comitati, delle associazioni ambientaliste e i giovani di Tanuki hanno condiviso il sogno, sostenuto anche dalle oltre 9mila firme raccolte con la petizione, di poter fermare il taglio delle piante e quindi anche il progetto del nuovo polo scolastico, che porterà alla dismissione di 4 scuole nei rioni. Ma ieri mattina all’alba il brusco risveglio da quel sogno coltivato per due mesi: l’arrivo delle forze dell’ordine, carabinieri, polizia di Stato, polizia locale per procedere con lo sgombero. Dal presidio permanente è partito il tam tam a tutti gli attivisti, messaggi dai telefonini e sulle pagine social, "accorrete, ci stanno sgomberando". Qualcuno dei volontari ha filmato, nei video persone portate via di peso. Un lungo tratto di via Curtatone è stato chiuso al traffico, i poliziotti schierati con gli scudi, mentre il presidio veniva smantellato, chi era presente allontanato, all’interno sugli alberi restavano i giovani del collettivo.
Nella mattinata ci sono stati anche momenti di tensione con un breve contatto tra agenti e manifestanti mentre gli operai dell’impresa forestale, entrati nel bosco, hanno cominciato a tagliare gli alberi. L’intervento suscitava la reazione degli ambientalisti che gridavano "ci sono i ragazzi sugli alberi, è pericoloso". Le operazioni sono andate avanti, dopo le 13 sono scese anche le due ultime ragazze che erano sulla piattaforma tra i rami del vecchio cedro. In via Curtatone la protesta era finita, Cinzia Colombo, tra i volontari del presidio permanente. diceva: "Noi continueremo a lottare contro il progetto di una scuola in cui per 8 anni i bambini saranno costretti a respirare inquinamento e a sentire il rumore dell’autostrada. Per due mesi abbiamo provato a resistere, per difendere il bosco, non ci sentiamo completamente sconfitti, è stata una resistenza fisica e morale, continueremo non rassegnandoci di fronte a qualsiasi ingiustizia".
Ieri mattina, mentre era in atto lo sgombero, in Tribunale a Busto Arsizio è stata condannata a un mese e 23 giorni (pena sospesa e non menzione) la giovane attivista arrestata il 27 agosto in via Curtatone durante una fase concitata della protesta, con l’accusa di resistenza a pubblico ufficiale. All’esterno del Palazzo di Giustizia un presidio pacifico per portare solidarietà alla giovane tornata il libertà.