
I lavoratori italiani di lungo corso in Canton Ticino hanno sempre la preoccupazione di doverla pagare.
Mentre i colleghi “nuovi“ frontalieri sono prossimi a presentare la loro prima – in assoluto – dichiarazione dei redditi con la certificazione di quanto guadagnato oltreconfine, per i lavoratori italiani di lungo corso in Canton Ticino la preoccupazione è sempre di dover saldare, prima o poi, la tassa della salute. Istituita con la Finanziaria 2024 e riproposta anche nel 2025, la gabella è finora rimasta lettera morta ma la minaccia di essere chiamati a pagare dai 40 ai 200 euro al mese, con il rischio di vedersi chiedere anche il doppio se ci si autodenuncia, rimane.
A invitare i “vecchi“ frontalieri a mantenere i nervi saldi sono i sindacati italiani e svizzeri, che in questi giorni hanno rivolto un appello al Governo per chiedere di eliminare la tassa. "A oltre un anno e mezzo dall’entrata in vigore della famigerata tassa sulla salute posta a carico dei vecchi frontalieri italiani in Svizzera, le Regioni di confine italo- svizzero non hanno proceduto alla definizione delle modalità attuative che ne possano consentire l’applicazione – spiegano le parti sociali – Le ragioni sono a noi chiare fin dalla prima ora: il nuovo ingiustificato balzello reintroduce la doppia tassazione ai frontalieri che, in virtù della clausola di salvaguardia, devono continuare a essere imposti fiscalmente solo in Svizzera".
Finora la Svizzera ha respinto tutte le richieste da parte dell’Italia di accedere all’elenco dei frontalieri. "Il trattato prevede scambio d’informazioni solo sui nuovi frontalieri. Al di qua del confine, Valle D’Aosta e Alto Adige stanno in silenzio; Lombardia e Piemonte maggioranza e opposizione invocano verifiche di legittimità del provvedimento attraverso mozioni presentate ai rispettivi Consigli regionali".
Ro.Ca.