
La Rocca di Angera
Luino (Varese) – Il Lago Maggiore, sponda varesina, ha le sue perle. Altro che "sponda magra" come viene definita nel confronto con quella piemontese che alla vista è un susseguirsi di sontuosi grand hotel, giardini e storiche ville. La riva varesina è terra di artisti, scrittori, poeti, attori, comici, un’alta concentrazione che pare non si registri in nessun altro luogo. E anche amata dal cinema, che spesso ha trovato nei paesi che si affacciano sulle acque del Verbano ideali ambientazioni, come nei romanzi di Piero Chiara, il grande narratore del lago e del luinese.
È con i racconti di Chiara che ispirano film di grande successo che decolla la vocazione cinematografica della sponda varesina con Luino, che fa da sfondo in "Venga a prendere il caffè da noi", regia di Alberto Lattuada, protagonista uno straordinario Ugo Tognazzi nella parte del ragionier Emerenziano Paronzini, tra i personaggi più famosi usciti dalla penna dello scrittore luinese.
I romanzi di Chiara, best seller tra i lettori, diventano presto soggetti cinematografici, lo stesso autore in alcuni casi collabora alle sceneggiature e si concede anche qualche partecipazione come attore. Non sempre soddisfatto delle trasposizioni, anzi più spesso deluso a chi gli chiedeva perché nonostante il risultato per lui non fosse soddisfacente continuasse a cedere i diritti delle proprie opere a produttori e registi, Piero Chiara rispondeva con una battuta: "I miei racconti e i miei romanzi sono per me come il maiale per il contadino: non si butta via niente".
Ma i racconti , le storie della provincia, la commedia umana di quel "piccolo mondo" scrutato nei vizi e nelle virtù, indagato sempre con un velo sottile di malinconia, come talvolta la nebbia sul lago, sono successi al cinema, firmati da registi famosi, come Alberto Lattuada, Dino Risi, Pasquale Festa Campanile, tra i titoli "La stanza del vescovo", "Il piatto piange", "Il Cappotto di Astrakan", "La banca di Monate".
Chiara e Luino, un legame profondo, che lo stesso scrittore descrisse con queste parole, che oggi si leggono al Caffè Clerici, luogo da lui frequentato, punto di osservazione su quell’umanità che poi l’avrebbe ispirato: "In Luino vi è qualche cosa di inesprimibile e di spirituale che non può andare vestito di parole. È qualche cosa di più che la tinta locale, è quel mistero di attrazione che fa innamorare di un luogo senza che ci si possa dar ragione del motivo".
E dire che a spingerlo perché pubblicasse il suo primo romanzo, "Il piatto piange" fu un’altra voce luinese, di cui era amico, il grande poeta Vittorio Sereni, che raccontò liricamente il lago e Luino, nelle varie stagioni che sono poi quelle della vita.
Nel 2014 ancora un incontro tra il cinema e Chiara con il film "Il Pretore", diretto da Giulio Base, girato tra Luino e Varese, protagonisti Francesco Pannofino e Sarah Maestri, autrice, conduttrice radiofonica e attrice, luinese doc, che ha fortemente voluto questo progetto.
Ma non solo Luino è stato set cinematografico: nel 1989 nella nuova trasposizione per la tv del capolavoro di Alessandro Manzoni "I Promessi sposi" , per la regia di Salvatore Nocita, ad Angera la rocca è diventata il castello di don Rodrigo mentre a Leggiuno lo splendido complesso di Santa Caterina del Sasso (che già si era visto nel film "La Stanza del vescovo" di Dino Risi) è il convento di Fra’ Cristoforo.
Una terra speciale, la sponda varesina, una bellezza dei paesaggi defilata, mai esibita,con atmosfere, storie, leggende raccontate un tempo nelle osterie, personaggi di paese rimasti nelle memorie popolari in cui ci sono le radici di un Premio Nobel, Dario Fo, il "gran giullare". Nato a Sangiano, è cresciuto tra Portovaltravaglia, il paese dell’infanzia, descritto nel romanzo "Il paese dei Mezarat" e Luino, di cui un giorno ha detto "ll Padre eterno una mattina si sarà svegliato e avrà pensato: tutti i matti li voglio mettere a Luino".
E un pizzico di follia è nella comicità, mai scontata, un po’ stralunata di altri artisti figli di questa terra che si affaccia sul lago, culla di talenti originali e innovatori, Massimo Boldi, Renato Pozzetto, i successi al Derby e poi al cinema, i volti televisivi di trasmissioni cult, Francesco Salvi, Enzo Iachetti. Ma c’è anche un po’ di Brassens e di musica d’autore sulla sponda varesina con Nanni Svampa.
Tra i componenti dell’indimenticato gruppo che rivoluzionò il cabaret italiano, I Gufi, Svampa, nato a Milano, trascorse gli anni della seconda guerra mondiale sfollato con la famiglia sul lago ed è sempre rimasto legato a Portovaltravaglia. Dopo l’esperienza con i Gufi, si è dedicato allo studio della canzone popolare milanese e lombarda, e nello stesso tempo ha approfondito il repertorio di Georges Brassens, diventando straordinario interprete oltre che traduttore in milanese e in italiano delle ballate del grande cantautore francese.
A Svampa il Teatro Sociale di Luino nel mese di marzo di quest’anno ha dedicato un intenso omaggio poetico un altro poliedrico artista luinese, Francesco Pellicini, ideatore del Festival del teatro e della comicità.
Il viaggio lungo la sponda varesina, attraversando i suoi paesi, è dunque anche un percorso ideale nella letteratura, nel cinema, nel teatro, da Piero Chiara a Dario Fo, figli del lago, maestri di narratori e teatranti, che più diversi non potevano essere. Eppure il caso, un giorno, il 2 gennaio 1987, fece il modo di farli incontrare, la circostanza particolare. Quel giorno a Luino si celebravano i funerali di Felice Fo, padre di Dario e di Piero Chiara, i due cortei funebri si confusero, il destino facendosi narratore e giullare, seppe in un momento così doloroso strappare un sorriso.