GABRIELE MORONI
Cronaca

La forza e il dolore di Lavinia, la mamma: "Vince la vita. Suo padre l’ha salvata dopo anni di terrore"

La vedova Marta Criscuolo: mia figlia dimessa dall’ospedale, è una tigre. Sentita nel processo in cui Marco Manfrinati è accusato di stalking: "Papà Fabio ha deviato la coltellata mortale, ora saremo degne di lui"

Varese, 6 giugno 2024 –  “”Signor giudice, io l’avevo detto: “Ucciderà qualcuno di noi“. Mio marito è morto. Io ho settantadue anni. Ho avuto un solo uomo: mio marito. Magnificherò sempre il suo sacrificio. Ha sviato la terza coltellata, diretta a Lavinia. Cercheremo di vivere una vita degna di lui".

Marta Criscuolo è la combattente che molti hanno imparato a conoscere mentre risponde come teste e come persona offesa, davanti al giudice monocratico di Varese, Luciano Lucarelli. È la prima udienza del processo per stalking a Marco Manfrinati, l’ex avvocato quarantenne che nel pomeriggio insanguinato del 6 maggio, in via Menotti, nel rione di Casbeno, ha ferito gravemente a coltellate l’ex moglie Lavinia Limido e colpito con venti fendenti, di cui un mortale, il padre della donna, Fabio Limido, accorso in sua difesa. Per Marta Criscuolo non è solo il giorno della comparsa in aula. È anche quello della speranza di riavere a casa Lavinia. "Mia figlia migliora giorno dopo giorno. È una combattente. È una tigre. Ha vinto lei. Ha vinto la vita".

Lavinia Limido; a destra, il padre Fabio
Lavinia Limido; a destra, il padre Fabio

Per tre ore risponde alle domande del pm Maria Claudia Contini, del suo legale Fabio Ambrosetti, del difensore dell’ex genero, Fabrizio Busignani. Racconta due anni di atti persecutori che con il marito e la figlia ha sofferto a opera di Manfrinati (che non è in aula). Due anni di violenze fisiche e non, appostamenti, fughe, una vita di semi clandestinità, camuffamenti, denunce reiterate, alcune contro ignoti, la ricerca di un aiuto dallo Stato e soprattutto paura, tanta paura. "Avevamo chiesto alla questura l’ammonimento per Manfrinati. Non arrivava. Alla fine è arrivato. Quello ha risposto che non gli importava". Il matrimonio nel 2017. Tre anni dopo la nascita del bambino. Le prime avvisaglie. Il portafrutta, regalo di nozze di un amico? Rotto da Marco. Quei segni sul muro? Un pugno di Marco. La doccia spaccata? Marco. "Era convinto che il suo matrimonio fosse di convenienza. Quando Lavinia ha cominciato a lavorare in autonomia ha iniziato a dare segni di insofferenza. Diceva che eravamo degli straccioni, era convinto che mio marito evadesse le tasse, che fossimo degli alcolizzati".

Marta Criscuolo
Marta Criscuolo

Il 2 luglio del 2022, con qualche giorno di anticipo rispetto a quello concordato con i genitori, Lavinia fugge dalla casa coniugale a Busto Arsizio e si rifugia da Fabio e Marta a Varese, portando con sé il suo bambino, che ha poco più di due anni. "È stato solo allora che mi sono resa conto di quello che aveva patito. La prima cosa che mi ha detto è stata: “Ho salvato mio figlio“. Aveva perso dieci chili, era un’ameba, faticava a sollevare una forchetta. Abbiamo nascosto lei e il bambino in casa di una mia amica, fuori Varese. Se voleva andare in piazza, mandava avanti l’amica. Usciva con una parrucca bionda. Aveva una guardia del corpo". Le minacce via whatsapp e via sms. Minacce verbali. Quella al telefono, diretta all’avvocato dell’ex moglie e a Lavinia: "Do una martellata in faccia all’avvocato e la sgozzo". Insulti razziali agli ex suoceri, meridionali. Tagli di gomme delle auto, rottura del lunotto. Manfrinati affronta Fabio Limido e lo colpisce al viso con tre pugni. Circa un anno fa riceve il divieto di avvicinamento. Marta Criscuolo racconta la vita completamente stravolta della sua famiglia: "Mio marito e io non uscivamo più insieme. Siamo credenti e non andavamo più a messa. Niente più vacanze insieme. Mio marito dopo i pugni ricevuti aveva una paura boia. Sapeva che sarebbe stato un bersaglio insieme con me. Io uscivo chiusa in macchina e andavo in centro a Varese, dove c’era gente. Eravamo dei reclusi. Ci sentivamo delle vittime designate. Avevamo paura. Una paura che si è rivelata fondata". Si allontana con una frase: "Vado a prendere mia figlia". E in serata riporta Laviania a casa, finalmente uscita dall’ospedale di Varese.