Dall’arte orafa all’apicoltura, dalla lavorazione del metallo più prezioso per creare gioielli alla produzione dell’ “oro giallo” del Varesotto, il miele. Il passo è stato breve per Fabio Giacomini. Dopo il corso di orafo che aveva frequentato da ragazzo a Gallarate e qualche esperienza nel settore, la decisione di diventare apicoltore, seguendo la strada dei genitori, Anna e Flavio. Eppure da bambino le api gli facevano paura, sebbene fossero una presenza familiare, vista la passione del padre, apicoltore per hobby, passione da cui nel 1986 è nata l’azienda agricola per produzione di miele avviata con la moglie. Nel 1993 nell’attività è entrato Fabio, sempre più affascinato da quel mondo. Nell’azienda in mezzo ai boschi a Cairate le giornate di Fabio e della moglie Chiara, sua collaboratrice, sono scandite dal ritmo di vita delle api.
"Lavoriamo in simbiosi con loro – spiega l’apicoltore –, ci tieni a vedere che stanno bene, è come se facessero parte della famiglia, quindi c’è sempre la massima attenzione sul loro stato di salute, di questi tempi minacciato dal cambiamento climatico, da stagioni sballate. E se vedo che qualcosa non va, cerco subito di intervenire, di aiutarle, faccio del mio meglio per farle star bene". Negli ultimi tempi un problema che ricade sull’attività delle api e dunque sulla produzione di miele, è l’andamento stravolto delle fioriture. Proprio loro sono le prime sentinelle di situazioni di squilibrio della natura che sono segnali di allarme. Spiega Giacomini: "Quest’anno nessuno nel nostro settore era preparato ad eventi meteorologici caratterizzati da tanta pioggia, dal brutto tempo insistente, fenomeni che condizionano le fioriture delle piante e dunque il ciclo vitale delle api compromesso dall’instabilità climatica. Quindi diventa fondamentale assicurare la loro sopravvivenza perché con fioriture che non ci sono o se avvengono si deteriorano velocemente non c’è nettare pertanto non riescono a sostentarsi da sole, e dobbiamo intervenire con mangimi speciali".
Le api, fa rilevare l’apicoltore "hanno bisogno di stagioni più stabili, di 15–20 giorni di bel tempo nel periodo delle fioriture, ad esempio tra aprile–maggio quella delle acacie, con la stabilità le piante si sentono bene, fioriscono e producono nettare, il loro benessere è anche quello degli insetti impollinatori, è il ciclo vitale che li unisce". Sono sempre in movimento le api, "la loro giornata comincia appena c’è luce, ai primi raggi di sole – continua Giacomini – sono infaticabili, il loro è un mondo meraviglioso, dove ciò che conta è la comunità, indubbiamente ci offrono un esempio perché ogni ape ha un ruolo, un compito che dipende dall’età e contribuisce all’equilibrio collettivo, dunque al benessere della sua famiglia, ogni azione non è per il singolo insetto ma è per la comunità".
Conoscere quel mondo e il lavoro pieno di passione dell’apicoltore deve aiutare a far apprezzare ancora di più il valore dell’oro giallo che si compra nel barattolo e che si consuma con superficialità, fermandosi al dolce sapore. Conclude Giacomini: "È la sfida di noi apicoltori, ci vuole più serietà nel settore per salvaguardare la produzione italiana e locale, è indispensabile per valorizzare il prodotto di qualità in modo corretto far conoscere alle persone che cosa stanno acquistando, che cosa racconta quel barattolo di miele".
Intanto in queste settimane Giacomini ha trasferito una parte delle arnie in montagna, in Val d’Ossola, le api volano e si nutrono tra le fioriture estive, l’augurio è che nella loro “vacanza”… di lavoro possano godere di belle giornate di sole, il risultato sarà dell’ottimo miele di montagna, nel barattolo tutta una storia da raccontare e rispettare.