Varese, 10 febbraio 2019 - «Una vita senza ricerca- scriveva Platone in un passaggio dell’Apologia di Socrate –non è degna di essere vissuta dall’uomo». Con queste parole si può riassumere lo spirito con cui il liceo classico Ernesto Cairoli ha celebrato la giornata mondiale della lingua e cultura ellenica.
L’evento, dedicato al paroliere dell’inno nazionale greco Dionysios Solomos, ha messo in luce l’importanza dello studiare l’idioma di Euripide. È infatti una notizia dei giorni scorsi che dopo la tendenza positiva del 2018, i licei classici varesini abbiano subito un calo di iscrizioni, posizionandosi all’ultimo posto fra le destinazioni scelte dagli studenti in uscita dalle medie. Secondo gli alunni del Cairoli tuttavia lo studio delle lingue antiche va di pari passo con la modernità di un pensiero, insensibile al trascorrere del tempo: «Ha ancora senso studiare il greco antico, perché si pone alla base di numerosissime parole italiane, prima che della nostra cultura – sottolinea Andrea Angelini della 2E - È avvincente apprendere la storia di ogni vocabolo. Tradurre è un po’ come affrontare un enigma, di cui devi trovare la soluzione». Chiara Castellani della VG ieri interpretava Rossane, la moglie di Alessandro Magno: «Il ruolo fondamentale del greco emerge in primis dai molteplici sostantivi usati in medicina. Ho evinto la sua attualità soprattutto grazie al particolare sistema, che la mia classe utilizza per imparare la materia: il cosiddetto metodo Ørberg. Un modo di lezione intuitivo, secondo il quale le lingue non più parlate possono essere insegnate in modo comunicativo».
La sua compagna Flora Arnoldi le fa eco: «Inizialmente studiamo dei testi da cui estrapoliamo le regole di grammatica e poi facciamo le versioni. Alle interrogazioni dobbiamo rispondere in latino o greco. L’aspetto che ritengo più utile della materia? La ponderatezza nell’uso delle parole. Oggi la libertà di espressione è ovviamente maggiore rispetto al mondo antico, soprattutto per le donne, ma spesso, soprattutto sui social, diversi approfittano di quest’autonomia. Perciò ritengo sia utile approfondire continuamente il proprio repertorio grammaticale». Nell’incontro di ieri, che ha visto la partecipazione, tra gli altri di Nikolas Sakkaris (console onorario generale greco in Italia) e di Terens Quick (viceministro degli Esteri della Repubblica Greca), i cairolini si sono concentrati sull’analisi del significato dei lemmi koinonia (società), politeia (costituzione) e parresia (libertà di parola). «Il greco si rinnova sempre- commenta Giacomo Giannesini della VG –studiandolo ho iniziato ad allenare la mia memoria e a capire che, grazie alla sua conoscenza, posso acquisire un maggior giudizio nelle scelte. Cosa penso dell’appellativo lingua morta? Può essere vero se inteso come lingua non parlata, ma dal profilo del pensiero il greco è vivissimo». Anche Salvatore Consolo, preside del Cairoli, suffraga la forte derivazione della nostra cultura dai testi ellenici: «Recentemente il professore Giuseppe Zanetto ha pubblicato un libro intitolato «Siamo tutti greci». Il che è tutto vero, perché idee come la libertà di parola innervano ancora la nostra comunità. E ciò non si ravvisa solo nell’etimologia di termini tecnici, ma anche in altri, come cinema, che hanno avuto una diffusione molto più recente».