REDAZIONE VARESE

Delitto Macchi, due mesi per gli accertamenti sui coltelli

Il sostituto pg di Milano Carmen Manfredda ha disposto una consulenza per accertare se tra le lame trovate nel parco ci sia l'arma del delitto. Al lavoro un biologo e un archeologo

Lidia Macchi

Varese, 29 febbraio 2016 - Il sostituto pg di Milano Carmen Manfredda ha nominato i due consulenti che si occuperanno degli accertamenti sulla possibile arma del delitto nell'ambito dell'inchiesta sull'omicidio della studentessa di Varese Lidia Macchi, avvenuto nel gennaio 1987. 

L'incarico è stato affidato al biologo Roberto Giuffrida, responsabile del gabinetto regionale di polizia scientifica di Milano, e all'archeologo Dominic Salsarola. Il biologo ha il compito di accertare l'eventuale presenza di sangue o impronte digitali sui coltelli trovati nei giorni scorsi, sotto terra, nel parco Mantegazza di Varese. Secondo alcune ipotesi investigative, infatti, Stefano Binda, l'ex compagno di liceo di Lidia Macchi arrestato lo scorso 15 gennaio con l'accusa di aver violentato e ucciso la ragazza 29 anni fa, potrebbe aver nascosto l'arma nell'area verde nei giorni successivi all'omicidio. L'archeologo, invece, dovrà cercare di datare i reperti sequestrati e altro materiale che potrebbe venire alla luce nei prossimi giorni, anche sulla base della profondità delle buche, affiancando gli operatori (Esercito e Squadra mobile di Varese) che si stanno occupando delle ricerche con i metal detector nel parco, ancora sotto sequestro. Il sostituto pg ha stabilito quindi due mesi di tempo come termine per il deposito dei risultati della consulenza. Hanno nominato consulenti, che affiancheranno gli esperti scelti dalla Procura generale di Milano, anche il legale della famiglia Macchi, l'avvocato Daniele Pizzi, e i difensori di Binda, gli avvocati Sergio Martelli e Roberto Pasella.