REDAZIONE VARESE

L’uxoricida di Samarate:: "Non l’avevo premeditato. È stato un delitto d’impeto"

Vincenzo Gerardi al gip ha pure negato lo stalking

Teresa Stabile è stata uccisa nel cortile della casa di via San Giovanni Bosco

Teresa Stabile è stata uccisa nel cortile della casa di via San Giovanni Bosco

Ha ammesso di aver ucciso la moglie Vincenzo Gerardi, 56 anni, arrestato mercoledì a Samarate per il femminicidio di Teresa Stabile, cinquantacinquenne con la quale era sposato da oltre vent’anni e che aveva chiesto la separazione.

Interrogato ieri dal gip del Tribunale di Busto Arsizio Anna Giorgetti, il reo confesso ha però negato sia la premeditazione dell’omicidio volontario di cui è accusato sia il reato di stalking, che gli è stato contestato perché da tempo Teresa diceva di temere che lui la uccidesse.

Gerardi resta fermo su quanto già dichiarato al pm Ciro Caramore subito dopo l’arresto, descrivendo l’aggressione alla moglie – uccisa con 15 coltellate, ha stabilito l’autopsia – come un delitto d’impeto. Gli inquirenti non credono a questa versione: sul cellulare dell’uomo sono infatti stati trovati messaggi-testamento scritti dal marito e indirizzati via WhatsApp ai due figli, con data 18 marzo, da cui per la Procura emerge la pianificazione del femminicidio. Inoltre proprio su WhatApp Gerardi aveva scelto come foto del proprio profilo il Joker, nemico diabolico di Batman. Su un calendario infine l’uxoricida aveva cerchiato la data del 16 aprile, giorno dell’assassinio, quando i carabinieri lo hanno arrestato in flagranza e Gerardi ha minacciato di togliersi la vita con lo stesso coltello con cui aveva appena ucciso la moglie. I militari lo hanno stordito con il taser.

Dolore e sgomento intanto pesano su Samarate, dove la tragedia fa riflettere, discutere e rilevare ancora una volta la necessità urgente di interventi per prevenire altre morti come quella di Teresa. Gaia Angelo, segreteria della Cgil di Varese, scrive: "“Se domani sono io, se domani non torno, distruggi tutto. Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima“. Questi sono i versi di una poesia di Cristina Torres Cáceres, che abbiamo sentito tante volte negli ultimi mesi. Adesso un’altra donna è stata uccisa. Teresa non sarà l’ultima".

E continua: "Appelli, fiaccolate, minuti di silenzio continueremo a farli, perché gli uomini uccideranno ancora. Perché sono ancora tanti gli uomini che non accettano di essere lasciati pur picchiando, umiliando, tradendo. Ma ci sono anche uomini che si ribellano alla cultura della violenza. Andate avanti così, uniamo le forze contro i femminicidi. Dobbiamo combattere la violenza tutti i giorni, perché siamo tutte e tutti coinvolti".