Malpensa (Varese), 8 luglio 2024 – Change.org sta all’Italia come place de la République (o piazza della Repubblica) sta alla Francia. Quando c’è da mobilitarsi, gli italiani partono penna (virtuale) in resta allo stesso modo in cui i parigini si barricano ai piedi della statua della Marianna. E non poteva essere diversamente con la decisione ormai a un passo dall’essere ufficiale dell’intitolazione dell’aeroporto di Malpensa a Silvio Berlusconi. Dopo l'avallo dell’Enac, l’Ente nazionale dell’aviazione civile e il “sì” entusiasta di Matteo Salvini (legato al cavaliere da una solida amicizia resa ancora più solida dalla comune fede milanista), il che lascia presupporre che il via libera finale del Ministero dei Trasporti sia solo una pura formalità, il popolo della sinistra – e forse non solo quello che in Italia voterebbe Jean Luc Mélenchon – si è scatenato firmando la petizione che chiede di cancellare questa scelta, e affinché si prendano in considerazione altri nomi che non siano quello del leader trentennale del centrodestra venuto a mancare un anno fa. Considerato troppo divisivo. Ad oggi sono già trentamila le firme raccolte sulla piattaforma digitale. E continuano a crescere man mano che passano le ore. Come fioriscono a vista d’occhio le petizioni. Accanto a quella di Change ce ne sono infatti almeno altre due che stanno facendo il pieno di adesioni. Quella dei Giovani Democratici della Lombardia, il gruppo giovanile del Pd regionale, ne ha raccolte quasi 12mila in poche ore.
“Scegliamo invece una donna”
Una terza, organizzata dalla storica esponente del femminismo italiano Grazia Villa, ha già totalizzato 1.200 firme. La sua idea? Intitolare lo scalo alla valtellinese Rosa Genoni, figura eclettica degli inizi del Ventesimo secolo e uno dei rari casi, all’epoca, di emancipazione della donna: “
È possibile – si chiede con una punta d’indignazione Grazia Villa – che non esista una donna politica lombarda che abbia dato lustro al nostro Paese attraverso un proprio contributo all’economia e alla politica? Le donne che hanno fatto la nostra storia sono una folla. Rosa è stata una stilista italiana, femminista, pacifista, giornalista e fondatrice del Made in Italy”. La Genoni venne a mancare nel 1954 a Varese. Moda, Milano e Varese sarebbero la triangolazione perfetta per legare il suo nome a uno scalo aereo che rappresenta la porta d’accesso alla capitale del fashion e del design. La proposta di Grazia Villa coglie il punto: in effetti non c’è in Italia – da Caselle a Torino, a Ronchi a Trieste fino al palermitano Punta Raisi – un solo scalo che porti il nome di una donna...Gli altri nomi: da Alessandro Manzoni a Luca Attanasio
Nel totonomi che si è scatenato negli ultimi quattro giorni è spuntata un’altra illustre milanese doc: Rosina Ferrario. Una pioniera nel campo dell’aviazione, la prima donna in Italia a diventare pilota nel 1913, dopo aver scalato con testardaggine e caparbietà un muro alto dieci metri fatto di convenzioni sociali, mentalità maschilista e leggi. Si esercita al campo d’aviazione di Taliedo, periferia sudest della capitale lombarda, primo scalo cittadino quando ancora Linate non era nato, e Malpensa è la sua seconda casa. Allo scoppio della Prima guerra mondiale Rosina Ferrario, ormai asso dell’aviazione di fama mondiale, si offre volontaria per volare in missioni di trasporto medico per la Croce Rossa. Ma da Roma arriva un secco no: “La legge non prevede l’arruolamento di giovani donne nel Regio Esercito”. Genoni, Ferrario… Altre glorie che hanno reso grande l’Italia sono sulla pista di decollo della Brughiera. Come Giacomo Matteotti, Enrico Fermi. L’evergreen Alessandro Manzoni. Per arrivare ai giorni nostri, con la proposta avanzata da capogruppo del Pd in Consiglio regionale Pierfrancesco Majorino: “Il nome di Berlusconi dato al secondo aeroporto d’Italia? Una decisione profondamente divisiva e inopportuna – aveva sentenziato sabato –. Scegliamo piuttosto il nome di Luca Attanasio (il giovane ambasciatore di origini lombarde ucciso in un agguato in Congo nel febbraio 2021), un grande servitore dello Stato, impegnato in tante missioni umanitarie, e che per queste ragioni ha rappresentato all’estero l’Italia migliore”. Insomma, la battaglia di Malpensa è appena inziata.