Varese – Ha ammesso, piangendo, di avere avuto un "blackout mentale" e di avere iniziato a colpire al volto la moglie separata Lavinia Limido, con un coltello a serramanico, davanti alla indisponibilità della donna di consentirgli le visite al figlio. Subito dopo averla colpita, come se si fosse reso conto di quello che stava facendo, avrebbe voluto risalire sul suo Suv DR. Si è verificato allora l’intervento del padre della donna. Ha sferrato le coltellate mortali all’ex suocero lottando con lui, dopo che questi lo aveva assalito e colpito con un mazza da golf. Aveva portato con sé il coltello perché temeva eventuali reazioni da parte dei genitori dell’ex moglie.
È la tesi difensiva di Marco Manfrinati, quarantenne ex avvocato, nell’udienza di convalida dell’arresto per l’omicidio dell’ex suocero Fabio Limido e il tentato omicidio della ex moglie, Lavinia. Nel carcere varesino dei Miogni, Manfrinati ha risposto per circa un’ora alle domande del gip Alessandro Chionna.
È il difensore Fabrizio Busignani a riportare la versione del suo assistito. "Manfrinati ha ammesso l’aggressione a Lavinia Limido e spiegato perché si è verificato quello che si è verificato. Quando si è reso conto di quello che stava succedendo, ha desistito. Ha tentato di salire sulla propria autovettura per andare a costituirsi in questura. A quel punto è stato aggredito con una mazza da golf da parte di Fabio Limido, mazza da golf che è sotto sequestro. Le telecamere hanno ripreso l’aggressione con la mazza da golf da parte di Limido, che ha distrutto l’autovettura di Manfrinati, ha colpito il lunotto posteriore, il vetro lato passeggero-guida, ha colpito Manfrinati in diverse parti del corpo, al punto che venerdì dovrà essere operato per le fratture alle mani, tipiche da difesa. L’auto è andata in panne. È sceso. Ha tentato di scappare dai colpi, è stato colpito alla schiena, circostanza che risulta dai referti, nuovamente con la mazza da golf, da Fabio Limido. Non riuscendo ad allontanarsi, ne è nata una colluttazione mentre Limido brandiva la mazza da golf e in quella occasione sono partiti dei colpi di coltello. Ecco quello che è successo. L’unica volontà di Marco Manfrinati era quella di stare con suo figlio, di avere diritto alla genitorialità".
Perché i provvedimenti dei giudici gli vietavano di vedere il figlio? "Il divieto viene applicato dal giudice nei confronti della persona offesa. Il bambino non è mai stato individuato come persona offesa in nessuno degli atti processuali. Risiede presso la madre, ma è affidato ai servizi sociali di Varese con provvedimento del tribunale di Busto Arsizio del 23 novembre 2023". La famiglia Limido ha parlato di due anni di terrore. "Sono racconti. I processi dimostreranno se sono fatti. Le denunce non sono sentenze di condanna. Tanto che non possono essere utilizzate come mezzi di prova".
Il gip ha convalidato l’arresto contestando per l’omicidio di Fabio Limido le aggravanti della premeditazione e di abietti e futili. Più tardi l’avvocato Busignani è tornato sulla consulenza tecnica d’ufficio nell’ambito della separazione fra Manfrinati e la moglie. Esiste, ha precisato, una sola bozza ufficiale di Ctu e questa non ha ravvisato ostacoli alla ripresa delle frequentazioni tra padre e figlio con cadenza bisettimanale. Nonostante le restrizioni alla frequentazione con il figlio, Manfrinati riusciva a mantenere con il bambino "una relazione significativa e, per quanto possibile, soddisfacente". "Mio figlio – ha detto il padre di Marco Manfrinati a “La vita in diretta" – non è un pazzo scatenato. Non ha mai fatto niente di violento. È un falso totale che abbia minacciato. Avrà scritto qualcosa dopo mesi che non vedeva il bambino. Non ha mai picchiato".