REDAZIONE VARESE

Nozze neonaziste in Comune a Varese, il sindaco: “Chi ha celebrato aveva i requisiti per farlo”

Il primo cittadino Davide Galimberti si difende delle accuse di aver dato il via libera al matrimonio “nostalgico”: abbiamo fatto le dovute verifiche, la cerimona è avvenuta secondo quanto la legge stabilisce

Il sindaco Galimberti nella sala dove è stato celebrato il matrimonio che imbarazza il Comune

Varese, 5 febbraio 2024 – Matrimonio neonazista con tanto di saluto romano alla fine della cerimonia in una sede istituzionale: il sindaco di Varese Davide Galimberti si difende dall’accusa di aver concesso – seppur inconsapevolmente – la sala matrimoni del municipio a una celebrazione tanto scivolosa.

L’Amministrazione ha diffuso la nota per stigmatizzare l’accaduto oggi, lunedì 5 febbraio, due giorno dopo la cerimonia, officiata dal leader di Do.Ra. Alessandro Limido, dichiaratamente nazista e condannato – anche – con l’accusa di apologia di fascismo. La reazione giunge, per altro, quando la vicenda è stata resa nota da diversi articoli apparsi su quotidiani e siti internet.

La nota

Il comunicato si apre con la condanna dell’accaduto e la richiesta a identificare i responsabili. “Quanto accaduto al termine della celebrazione a Palazzo Estense – sostiene Galimberti, esponente del Pd, al suo secondo mandato in Comune – è inaccettabile e invito le forze dell’ordine a fare piena chiarezza su quanto avvenuto, individuando al più presto i responsabili e avviando le necessarie azioni penali”.

Il Comune di Varese – prosegue – è il massimo luogo cittadino dove trovano espressione i valori di antifascismo e libertà, e non può assolutamente essere violato da gesti e slogan che non devono più trovare spazio nella nostra società. Sono sicuro che le forze dell’ordine individueranno al più presto i responsabili di questi atti gravissimi che non rappresentano in nessun modo la nostra città”.

Il nodo del via libera

Segue la parte più sostanziosa della nota, quella in cui il sindaco spiega i motivi che, di fatto, legavano le mani a chiunque si potesse mettere in testa l’idea di bloccare la cerimonia e, quindi, le nozze.

“Devo però precisare che la persona che ha celebrato il matrimonio, per l’ordinamento del nostro Paese, aveva i requisiti per officiarlo – chiarisce Galimberti – Anzi, il Comune ha effettuato attività istruttorie ulteriori perché gli uffici comunali non si sono accontentati della semplice autodichiarazione dei requisiti. La celebrazione dunque è avvenuta secondo quanto la legge stabilisce e alla presenza di personale delle forze dell’ordine". 

Tutto in regola, quindi, dal punto di vista formale. Resta l’immagina di una sede istituzionale – e quindi di tutti – “sporcata” da una celebrazione in cui si è inneggiato a ideologie sconfitte dalla storia.