di Valentina Rigano
Slitta l’interrogatorio del funzionario della polizia penitenziaria accusato di aver ricevuto mazzette per favorire l’ottenimento di permessi premio. Problemi di salute hanno portato al differimento del colloquio di garanzia successivo all’arresto. Anche se, a quanto pare, l’assistente capo Dino Lo Presti avrebbe al momento poca voglia di parlare con gli inquirenti, all’indomani del suo arresto per un presunto giro di corruzione ordito tra i corridoi del carcere bustocco dove prestava servizio. Scelta di rispondere o meno a parte, l’indagato tenterà di ottenere i domiciliari tramite i suoi avvocati, motivando la richiesta con pregressi e conclamati problemi di salute. Intanto gli inquirenti continuano a lavorare sull’operato dell’assistente capo. Soprattutto su come sia riuscito a ottenere le relazioni “aggiustate”, necessarie per garantire permessi premio o ammissioni al lavoro fuori e dentro il carcere ai detenuti che l’avrebbero pagato, non meno di tremila euro, in contanti o in oggetti per la casa. La convinzione è che non abbia agito da solo. È per questo che le indagini vanno avanti.
Lo Presti, infatti, per anni ha prestato servizio come segretario del servizio interno che si occupa della rieducazione dei detenuti, ufficio in cui vengono elaborate le relazioni comportamentali attraverso le quali i detenuti possono ottenere permessi e impieghi, questi ultimi affidato a enti esterni, tra cui cooperative. La sua conoscenza del lavoro, è l’opinione dei pm, gli avrebbe permesso di avvicinare con facilità una delle educatrici, tramite la quale sarebbe riuscito a far ottenere le relazioni positive ai tre detenuti che lo avrebbero “unto”. I quali, in realtà, non le avrebbero necessariamente meritate. In un’intercettazione è proprio il funzionario a nominare questa fantomatica figura come la persona che avrebbe potuto favorire il trasferimento di un detenuto in un altro penitenziario, presumibilmente dietro compenso. Con Lo Presi sono indagati l’amministratrice della coop “La mia voce ovunque” e il marito, perché ritenuti coinvolti nel presunto giro corruttivo. Non avrebbero promesso soldi a Lo Presti, ma ne avrebbero ottenuto i favori, impiegando i detenuti a lui cari.