Davide ha compiuto diciannove anni. È riservato com’era suo padre. Ha la sua struttura esile e l’altezza (con il metro e 95 a cui è arrivato l’ha superata di cinque centimetri). Come il padre che non ha mai conosciuto. Un padre che se n’è andato senza sapere niente di lui perché la sua giovane vita è bruciata con altre 117 nella mattinata brumosa dell’8 ottobre di vent’anni fa su una pista dell’aeroporto di Linate. Preciso, meticoloso, l’ingegner Roberto Gatti, esperto di software è puntuale anche al suo ultimo appuntamento. Non dovrebbe trovarsi sul volo della Sas per Copenaghen, ma il collega incaricato di verificare un computer finito, non si sa come, in Finlandia è stato trattenuto dalla scomparsa del padre. Roberto l’ha sostituito. Due settimane dopo la morte del marito, Patrizia Ghiringhelli saprà della nuova vita che porta dentro di sé. Il primo Natale, il primo Capodanno, una primavera senza il suo compagno. Un giorno di giugno ecco l’ultimo regalo di Roberto. Davide è parco di parole come il padre. "Tutti mi dicono che sono uguale a lui, per l’aspetto fisico, per il comportamento, perché sono di poche parole. Non ho ereditato la sua passione per la musica jazz. La musica non mi appassiona. Preferisco vedere una serie Tv". È iscritto al primo anno di ingegneria chimica al Politecnico di Milano, Roberto era laureato in ingegneria elettronica.
Se papà fosse qui, cosa vorrebbe dirgli? "Non saprei immaginare come sarebbe se oggi fosse con noi. Gli direi che cercherò di essere sempre degno della sua memoria. Ma tutto questo lo sappiamo che è impossibile. Se oggi papà fosse qui davvero, vorrebbe dire che non ci ha mai lasciato". Davide era al mondo da un paio di giorni e la mamma prendeva il suo primo impegno con lui: "Quando sarà abbastanza grande per capire, andremo insieme al cimitero e gli dirò: “Ecco, papà è lì. Era un uomo molto buono. Cerca di essere come lui”".
Com’è stato quel giorno? "Al momento giusto, gli sono state dette le cose. L’ho portato al cimitero dove è sepolto Roberto. Domande, risposte. Mio figlio ha sempre avuto una spiegazione da me. Tempo fa “Indagini ad alta quota” ha parlato di Linate. L’abbiamo visto insieme. Non ho mai forzato Davide perché venisse con me alle commemorazioni per la giornata dell’8 ottobre. È stato lui a dirmi “Mamma, mi sento di venire”. Così ha conosciuto tante persone che lo avevano visto piccolo piccolo".
Davide, c’è stata giustizia per Roberto, per le vittime di Linate? "Qualcuno ha pagato. Mi pare che sia sempre la stessa storia. È una giustizia parziale".
Patrizia, c’è stata giustizia? "C’è stata. Non rivanghiamo dopo vent’anni. Hanno fatto un po’ un calderone. Ormai è passato. Non ci restituiranno chi abbiamo perduto". In tutti questi anni Davide non ha mai guardato i ritagli dei giornali raccolti dalla mamma. Fa la prima eccezione per Il Giorno del 16 giugno 2002. L’immagine di una mamma radiosa che stringe a sé il suo bambino. Un titolo a tutta pagina: "Davide, figlio dell’amore".