Agguato a una prostituta nel Parco Pineta: arrestato terzetto di pusher

La donna, con la sua presenza, veniva considerata un disturbo all’attività di spaccio

Tradate, 20 luglio 2024 – Al posto sbagliato, nel momento sbagliato. Una prostituta nigeriana ha rischiato di morire, raggiunta da un colpo di pistola, per essersi trovata a “offrire le sue prestazioni” in una zona frequentata da un gruppo di pusher italo-marocchino all’interno del Parco Pineta, fra le province di Como e Varese. Ora sono scattati gli arresti di tre persone: il presunto esecutore materiale, un ventiduenne marocchino, e due ipotetici fiancheggiatori, italiani di 30 e 28 anni.

Carabinieri nel Parco Pineta (Archivio)
Carabinieri nel Parco Pineta (Archivio)

I fatti

L’assalto risale al 7 aprile scorso: quel pomeriggio la donna, abituata a prostituirsi saltuariamente nella zona, ha una discussione animata con due italiani, considerati fiancheggiatori di un gruppi di spacciatori marocchini attivi nei boschi del Parco Pineta.

I due italiani, convinti che la presenza della donna nella vicina piazza di spaccio potesse essere nociva agli affari, si rivolgono a due pusher marocchini. Sono loro, inizialmente, a minacciare di morte la giovane africana, per spingerla a lasciare la zona. Dalle parole si passa presto ai fatti. 

La ragazzi viene colpita da un proiettile all’altezza dell’addome, mentre sta salendo sull’auto di un cliente. Fortunatamente per lei la ferita non è mortale: riesce a notare uno degli aggressori e, subito dopo, a chiedere aiuto a un’altra prostituta, sua connazionale. Fa in tempo anche a vedere i due italiani, impegnati a pulire il terreno, nel tentativo di nascondere le tracce di sangue. Poi viene accompagnata in ospedale a Tradate, dove viene operata.

L’inchiesta

Dopo tre mesi e mezzo d’indagine i carabinieri della tenenza di Tradate, incaricati dal pm di Varese titolare del fascicolo, hanno eseguito tre ordinanze di custodia cautelare, due in carcere e una con obbligo di firma. L’accusa per i tre indagati è tentato omicidio in concorso: in cella vanno un 22enne marocchino, privo di permesso di soggiorno, considerato l’esecutore materiale dell’attentato e un trentenne italiano senza fissa dimora. Obbligo di firma per un altro italiano, di 28 anni. 

Indagata anche un’italiana di 26 anni, che avrebbe collaborato con i due connazionali, con compiti di “sentinelle” rispetto alla presenza delle forze dell’ordine, ovvio disturbo nelle attività di spaccio di marijuana, hashish, cocaina ed eroina. Si cerca il pezzo mancante: il secondo magrebino che avrebbe partecipato all’agguato.