Omicidio preterintenzionale. È questa l’ipotesi di reato per la morte di Omar Bassi, il 23enne di Bollate che il 5 agosto è deceduto per emorragia cerebrale all’ospedale di Reggio Calabria, mentre era in vacanza con i suoi genitori e alcuni cugini. La Procura di Busto Arsizio ha aperto un’inchiesta, dopo il passaggio per competenza territoriale dalla Procura di Reggio Calabria. Gli inquirenti dovranno ora determinare se esiste un
nesso tra la morte del ragazzo e il pestaggio raccontato da alcuni parenti, che sarebbe avvenuto all’interno e poi anche all’esterno della discoteca DolceBeach di Origgio, in provincia di Varese, il 20 luglio.Il fascicolo per ora è stato aperto contro ignoti, ma al vaglio c’è la posizione dei cinque buttafuori che, secondo quanto riferito dai famigliari di Omar, avrebbero picchiato lui e il fratello Thomas. Omy è morto la mattina del 5 agosto: la sera prima era già stata decretata la morte cerebrale e poi, dopo qualche ora, anche il cuore aveva ceduto.
Prima di partire, due giorni dopo essere stato picchiato, la madre lo aveva portato all’ospedale di Garbagnate per i continui mal di testa e la nausea. Era stato dimesso in codice verde e la tac senza contrasto non aveva evidenziato anomalie. Così, tranquillizzati, si erano messi in viaggio, anche se i sintomi non erano mai scomparsi e proprio la donna lo vedeva spesso "assente". Poi, dopo una giornata in spaggia, il dolore lancinante alla testa e la perdita di sensibilità al braccio. La corsa dell’ambulanza in un primo ospedale, poi il trasporto in elisoccorso a Reggio Calabria, nosocomio più attrezzato ma che può solo constatare la morte celebrale per un’emorragia che era già in atto e non più operabile.
Lunedì mattina si sono svolti i funerali alla presenza della famiglia e di tanti amici, che hanno deciso di indossare una maglietta bianca con la fotografia del 23enne e la scritta "Omy Blanco vive", mentre sul cancello della chiesa è stato appeso uno striscione con la scritta "giustizia per Omar". Ed è questo che la famiglia ha subito dichiarato dall’inizio: "Vogliamo verità e giustizia". Omar inoltre aveva firmato per la donazione di organi ed è riuscito ad aiutare undici persone. Ora sarà la Procura di Busto Arsizio a portare avanti il caso e dare delle risposte alla famiglia Bassi. "Nulla può restituircelo, ma lottiamo per la verità", ha commentato Michelle Sala, la cugina che era presente al DolceBeach la sera del 20 luglio.