Cairate (Varese), 28 dicembre 2024 – Un piano omicida. Con un movente economico: duemila euro per chiudere un’altra brutta storia. A undici mesi dalla notte di sangue e a dieci dall’arresto dei due unici sospettati, il sostituto procuratore Francesca Parola ha chiuso le indagini sull’omicidio di Andrea Bossi, il giovane di 26 anni ucciso con un fendente alla gola tra il 26 e il 27 gennaio di quest’anno nel suo appartamento in via Mascheroni a Cairate (dove si era trasferito da Fagnano Olona da qualche tempo). Ai ventenni Douglas Carolo e Michele Caglioni la Procura di Busto Arsizio contesta l’omicidio aggravato dalla premeditazione.
A trovare il corpo senza vita del ventiseienne fu il padre, che aveva raggiunto via Mascheroni preoccupato per il fatto di non riuscire a mettersi in contatto con Andrea. Un mese dopo, il 28 febbraio, l’arresto da parte dei carabinieri dell’italo-brasiliano Douglas Carolo, di Samarate (con cui la vittima aveva una relazione di tipo sessuale), e di Michele Caglioni, residente a Cassano Magnago. Il sostituto Francesca Parola ha depositato l’avviso di chiusura indagini per i due ventenni immortalati dalle telecamere di videosorveglianza a un bancomat dopo il delitto: nei loro confronti le prove raccolte sarebbero sufficienti per sostenerne la colpevolezza. Ora si avvicina il processo: stando all’accusa Carolo e Caglioni avevano preparato un piano dettagliato per eliminare Bossi.
Dall’attività degli inquirenti è emerso che Carolo, già sottoposto alla misura della messa alla prova, era alla continua ricerca di denaro per i suoi capricci, tra abuso di sostanze stupefacenti e guai con la legge. In particolare aveva bisogno di duemila euro che avrebbe dovuto restituire per una truffa telefonica ai danni di una donna, reato che aveva portato al blocco del suo conto corrente. C’è un messaggio significativo recuperato dagli inquirenti nel suo telefonino e inviato da Andrea Bossi: “Va bene il sesso, ma tu vuoi solo i soldi, non sei innamorato di me”.
Caglioni si è sempre dichiarato estraneo all’omicidio e vittima delle minacce di Carolo. Secondo la ricostruzione dell’accusa avrebbe invece partecipato al piano con l’amico. Del progetto di morte aveva informato anche la sua ragazza. E sarebbe stata la giovane a raccontarlo ai carabinieri dopo l’arresto dei due ragazzi: l’idea era quella di torturare Bossi per farsi dare i codici di accesso del conto corrente e poi caricarlo in macchina e dargli fuoco in campagna.
I legali di Carolo, Vincenzo Sparaco e Gianmatteo Rona, contestano l’aggravante della premeditazione basata solo sulle dichiarazioni della fidanzata di Caglioni. I due presunti assassini potrebbero non essere nuovamente interrogati prima del processo che si aprirà davanti alla Corte d’Assise.