
Douglas Carolo e Michele Caglioni sono accusati dell’omicidio Si accusano a vicenda
Cairate (Varese) – Prosegue in Corte d’Assise a Busto Arsizio il processo per l’omicidio di Andrea Bossi, il giovane di 26 anni ucciso con un fendente al collo la sera del 26 gennaio dello scorso anno, nella sua abitazione in via Mascheroni a Cairate. Ieri la nuova udienza, in aula i due imputati, Douglas Carolo e Michele Caglioni, entrambi accusati del delitto con l’aggravante della premeditazione. Ieri mattina sono stati ascoltati la madre di Bossi, un’amica del giovane e i carabinieri che hanno condotto le indagini, analizzato i filmati e i messaggi dei telefonini sequestrati alla vittima, ai due imputati e alla fidanzata di Caglioni, che ai carabinieri aveva riferito del piano dei due per uccidere il ventiseienne. Dall’attività investigativa è emerso che nell’appartamento di Bossi c’erano due persone la sera del delitto, presenza individuata con le impronte di due tipi diversi di scarpe, compatibili con quelle dei due imputati. In particolare un militare ha riferito in aula che in un cantiere, su indicazione di Caglioni, era stato trovato un paio di scarpe appartenenti a Carolo sporche di sangue.
Ieri dalle testimonianze degli inquirenti, che hanno analizzato i filmati delle videocamere in funzione a Cairate, sono emersi i movimenti di Andrea Bossi, uscito dopo le 23 con l’auto, e di due persone: una, prima che il giovane rientrasse, apriva dall’interno il cancelletto per accedere alla palazzina ad una seconda persona. Una volta rincasato, Bossi sarebbe stato aggredito di sorpresa, colpito al volto con una pentola e accoltellato al collo, ricostruzione compatibile con la presenza nell’abitazione di due persone che avrebbero agito insieme. Caglioni e Carolo fin dall’inizio si accusano a vicenda, Caglioni ha sempre sostenuto di essere salito in casa dopo il delitto, Carolo di non aver ucciso Bossi con cui aveva una relazione e al quale chiedeva soldi. A confermare i rapporti tra Carolo e la vittima, un’amica di Bossi che ieri è stata ascoltata in aula. La ragazza ha riferito che il giovane aveva deciso di non dare più soldi a Carolo. Per l’accusa il movente dell’omicidio è economico, Carolo aveva bisogno di duemila euro per risarcire una donna che aveva truffato.