Castelveccana - Sono attesi nei prossimi giorni gli esiti della perizia balistica cominciata a Milano nei laboratori della Polizia scientifica sui reperti estratti dal corpo di Rachid Nachat, marocchino, 34 anni, ucciso lo scorso 10 febbraio nei boschi dello spaccio nel comune di Castelveccana da un proiettile in gomma sparato da un fucile. Dagli accertamenti balistici arriveranno elementi fondamentali per stabilire da quale arma sia partito il colpo che ha causato la morte del trentaquattrenne, quel giorno nell’area boschiva in compagnia di un amico, che fino a oggi ha fatto perdere le sue tracce.
Nel registro degli indagati al momento c’è un solo iscritto, un sottoufficiale dei carabinieri, in servizio alla compagnia di Luino, accusato di omicidio volontario. Il militare nel pomeriggio del 10 febbraio era impegnato con due colleghi in un’operazione per contrastare lo spaccio di droga nell’area e ha riferito di aver esploso alcuni colpi convinto di trovarsi di fronte a spacciatori armati.
Nella serata del 10 febbraio in fondo a un canalone in località Cascate della Froda è stato trovato il cadavere di Nachat, a dare l’allarme una telefonata anonima arrivata al 112, chi abbia effettuato la chiamata è sparito nel nulla mentre la sua testimonianza potrebbe fornire elementi importanti per ricostruire quanto accaduto. Nei giorni scorsi l’autopsia eseguita sul corpo della vittima ha accertato "che la causa di morte deve ascriversi alla penetrazione dal lato posteriore destro, a tre centimetri dalla linea mediana, di una palla in gomma, compatibile con l’utilizzo di un fucile da caccia, che ha causato lacerazioni polmonari e shock emorragico secondario".
La perizia balistica chiarirà da quale arma sia partito il colpo letale e a quale distanza. Gli investigatori della squadra Mobile della Questura di Varese continuano le indagini ma al momento del testimone chiave, l’uomo che era con la vittima alle Cascate della Froda, nessuna traccia.