LORENZO CRESPI
Cronaca

Dalle aziende varesine timidi segnali di ripresa

Il report di Confindustria all’insegna del cauto ottimismo, ma ci sono differenze da settore a settore

Il 2024 si è concluso con una ripresa per l’industria varesina, ma le performance sono diverse tra i vari settori

Il 2024 si è concluso con una ripresa per l’industria varesina, ma le performance sono diverse tra i vari settori

Varese, 22 febbraio 2025 – Il 2024 si è concluso con una ripresa per l’industria varesina, ma le performance sono diverse tra i vari settori e per i prossimi mesi i segnali sono contrastanti. È quanto emerge dall’ultima indagine dal centro studi di Confindustria Varese, riferita al quarto trimestre dello scorso anno. La maggioranza relativa delle imprese del campione (47,9%) ha segnalato un aumento dei livelli produttivi rispetto al terzo trimestre, il 20,2% una stabilità e il 31,9% un calo: un dato di ripresa, in linea con le attese segnalate nella rilevazione precedente. Il grado di utilizzo degli impianti in media è stato pari al 73,5%. Il 54,9% delle aziende ha segnalato un aumento degli ordinativi totali, il 10,8% una stabilità e il 34,3% un calo. Da una parte il miglioramento del tono congiunturale è da ricondursi a un confronto stagionale e fisiologico col trimestre estivo.

L’analisi dei settori

Dall’altra si registra un rimbalzo con dinamiche che variano tra un comparto e l’altro. Nel settore chimico-farmaceutico la tendenza è nettamente positiva, mentre per la gomma-plastica la dinamica è di crescita ma con differenze tra filiere. Nel metalmeccanico il quadro complessivo è di calo ma con grande eterogeneità. Infine, il settore moda, che ha mostrato segnali di ripresa nel consuntivo. Le previsioni sulla produzione per il primo trimestre 2025 sono caratterizzate dalla prudenza. È prevalente la quota di imprese che ritiene che l’attività rimarrà stabile (68,3%). Nel resto del campione il quadro è variegato: la quota di imprese che si attende un aumento dei livelli (23,7%) supera la percentuale di imprese che prevede un calo dell’attività produttiva (8%), ma con differenze settoriali.