Varese, 6 febbraio 2024 – La presunta premeditazione dell’agguato è emersa dal coltello portato da casa ma anche dai tabulati telefonici e da testimonianze, su una chiamata che il 17enne avrebbe effettuato nei giorni scorsi. Contatti per raccogliere informazioni sull’effettiva presenza a scuola, lunedì mattina, della docente da colpire, Sara Campiglio.
Un raid solitario, pianificato con freddezza senza confidarsi con altri ragazzi, senza spinte o appoggi da parte di altre persone, scatenato dal rancore perché riteneva l’insegnante responsabile della sua bocciatura al terzo anno. Bocciatura annullata in seguito a un ricorso della famiglia: il 17enne, con problemi psichici certificati, aveva quindi proseguito il ciclo di studi nella sua classe, senza perdere anni. Un astio sedimentato nel tempo, la percezione di aver subito un torto ingigantita dalla sua mente e trasformata in ossessione, fino a spingerlo a sorprenderla alle spalle e a colpirla con tre coltellate alla schiena in rapidissima successione mentre la vittima stava parlando con una collega nell’atrio dell’istituto professionale Enaip di Varese. C’erano state tensioni fra docente e studente in merito al percorso di studi intrapreso, disaccordi comuni nell’ambiente scolastico, ma nulla che facesse presagire l’assalto.
“Non ho ricevuto minacce da lui in passato – ha confidato l’insegnante ai familiari – non credevo assolutamente di essere in pericolo, altrimenti avrei preso provvedimenti. Devo riprendermi e ristabilirmi, poi tornerò a fare il lavoro che svolgo da trent’anni, quello dell’insegnante".
Un percorso che potrebbe non essere breve. La 57enne non è in pericolo di vita ma è tenuta sotto osservazione all’ospedale di Circolo di Varese, dove ieri ha ricevuto la visita di familiari e colleghe. Un fendente ha raggiunto un polmone, senza per fortuna provocare lesioni mortali. Un altro, sempre da dietro, è arrivato fino allo sterno. Coltellate inferte con rabbia e violenza. «Voleva uccidere senza alcuna ragione – spiega un parente della donna – quel ragazzo va fermato e va curato perché potrebbe rifarlo".
La Procura per i minorenni di Milano, che coordina le indagini della Squadra mobile di Varese, ha formulato l’accusa di tentato omicidio aggravato dalla premeditazione, dai futili motivi e dall’aver agito contro un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni. Investigatori e inquirenti definiscono «solido» il quadro probatorio, che porterebbe per ora a escludere il coinvolgimento di altri ragazzi.
È stata perquisita l’abitazione del ragazzo, che vive con i genitori a Varese, in cerca di elementi utili per le indagini. Oltre al coltello, sono stati posti sotto sequestro lo smartphone e altri dispositivi, per ricostruire gli ultimi contatti del ragazzo, che lunedì era rientrato a scuola dopo un periodo di stage in una catena di supermercati, previsto dal piano didattico.
Oggi comparirà davanti al giudice e potrebbe rompere il silenzio nel quale si è chiuso dal momento dell’arresto e del trasferimento in un centro di prima accoglienza a Milano, dove questa mattina si terrà l’udienza di convalida. È monitorato con attenzione, anche alla luce dei suoi problemi psichici. «Siamo distrutti – ha spiegato la madre – non abbiamo avuto alcuna avvisaglia e vogliamo capire anche noi che cosa è successo. Abbiamo sempre cercato di seguirlo nel migliore dei modi....».
Il suo difensore, l’avvocato Elisa Scarpino, esprime «solidarietà all’insegnante» ferita e descrive il 17enne come «molto provato dalla vicenda». Parole seguite da messaggi con pesanti insulti e minacce sui social, contro i quali il legale sta valutando se sporgere denuncia.
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