Castelveccana (Varese) - È stato identificato il cadavere dell'uomo ucciso con due colpi di pistola e trovato grazie a una telefonata anonima venerdì sera in un dirupo a Castelveccana, nei boschi in provincia di Varese. Si tratta di Rachide Nachat, 33 anni, marocchino, irregolare in Italia. A renderlo noto è la Procura di Varese. Le indagini sono coordinate dal pm Giulia Floris. Al momento l'unico indagato per omicidio resta un sottoufficiale dei carabinieri che ha detto di aver sparato venerdì pomeriggio, alcune ore prima del ritrovamento del corpo, perché convinto di trovarsi di fronte a spacciatori armati durante un'operazione anti-droga che i carabinieri avevano organizzato nella zona.
Sulla strada che sovrasta il dirupo sono stati trovati due bossoli e sono in corso accertamenti tecnici della Polizia scientifica, ha detto il procuratore di Varese Massimo Politi, non solo per chiarire l'accaduto ma anche «per reperire eventuali armi occultate o disperse e quindi valutare altre ipotesi ricostruttive». Gli accertamenti balistici e le indagini sull'operato del sottufficiale saranno svolte dalla Polizia di Stato. Restano molti gli interrogativi ai quali bisognerà dare risposta per fare piena luce sull’omicidio del giovane nordafricano trovato cadavere nella serata di venerdì, in un canalone, nei boschi dello spaccio, nella zona delle cascate della Froda a Castelveccana.
Nel registro degli indagati con l’accusa di omicidio al momento la Procura di Varese, che coordina le indagini, ha iscritto un sottufficiale dei carabinieri in servizio a Luino che impegnato in un blitz antidroga nel pomeriggio di venerdì ha esploso alcuni colpi ritenendo di trovarsi di fronte a soggetti armati. Risposte per fare chiarezza arriveranno dall’autopsia sul cadavere e dalla perizia balistica che dovrà verificare la traiettoria dei colpi esplosi e il tipo di proiettile che ha ferito il nordafricano.
Per ricostruire ciò che è accaduto esattamente nel bosco quella sera gli inquirenti dovranno rintracciare l’uomo che ha telefonato al 112 per avvisare della presenza del corpo. A lanciare l’allarme un anonimo e da quanto sarebbe emerso l’apparecchio da cui è partita la chiamata era sul luogo del ritrovamento della vittima o comunque nelle sue vicinanze. Sul posto c’era anche una torcia lasciata accesa: chi l’ha lasciata, evidentemente voleva far ritrovare il cadavere, potrebbe essere la stessa persona che ha chiamato il 112 e poi è sparita nel nulla? Finché non si troverà il testimone resterà un velo di mistero.