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La panetteria teatro dell'agguato e, nel riquadro, Raffaele Mascia
Milano, 18 febbraio 2025 – Lo scambio di battute che si fa via via più animato. Il ragazzo che va nel retrobottega della panetteria, una sorta di soppalco che spesso usa per dormire. Ne esce dopo un minuto e mezzo con la pistola in pugno e rientra nella panetteria del padre. Passa un altro minuto, e si sentono gli spari in rapida successione. Sono sei in totale, tutti a segno: quattro colpiscono tra addome e fianco il 49enne ucraino Ivan Disar, uccidendolo; gli altri due feriscono il ventiseienne connazionale Pavlo Kioresko, ora fuori pericolo dopo essere stato operato al San Carlo. Poi la fuga nel cortile condominiale e da lì in strada, con la pistola nascosta nella cintola dei pantaloni. Ecco la sequenza del delitto di piazzale Gambara, Il protagonista è il ventunenne Raffaele Mascia, fermato per omicidio dagli investigatori della Squadra mobile e portato a San Vittore.

I contatti con gli amici
Dopo la fuga, Mascia si sarebbe messo in contatto con i suoi amici più fidati: a loro avrebbe confidato l'intenzione di costituirsi. Sulla base di queste informazioni, lunedì gli specialisti della Omicidi, guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia e dal funzionario Domenico Balsamo, hanno iniziato a monitorare la zona tra il commissariato Porta Genova e il carcere di San Vittore, fin quando sono riusciti a intercettarlo alle 20 in piazzale Venino. A quel punto, il ventunenne è stato portato in Questura: lì gli è stato notificato il fermo di indiziato di delitto già firmato dal pm Carlo Enea Parodi, che l'ha portato in cella.

Nessun pentimento
Mascia non è stato ancora interrogato, ma informalmente non ha negato le sue responsabilità. Non è apparso pentito, anzi chi ci ha parlato lo descrive come una persona lucida, perfettamente consapevole di quello che ha fatto. In sostanza, il ventunenne avrebbe fatto capire di aver reagito a una provocazione, a quelle parole pronunciate dall'amico del padre che lo avrebbero toccato nel vivo. "È la legge della strada", avrebbe tagliato corto. E la pistola? Non l'aveva con sé e non ha dato indicazioni per indirizzare le ricerche: "Non verrà mai ritrovata".
La vita difficile
Il ragazzo ha un passato molto complicato alle spalle: figlio dello storico panettiere di piazzale Gambara e di una mamma per nulla presente nella sua vita, è stato arrestato per spaccio di hashish da minorenne e mandato in una comunità, da cui sarebbe scappato più di una volta. Poi un altro arresto da maggiorenne, circa un anno fa, sempre per droga. Il papà ha provato in tutti i modi a stargli vicino, mettendogli a disposizione anche quello spazio nel retrobottega, di cui aveva le chiavi. Lì con ogni probabilità nascondeva la pistola, di cui è stata ritrovata la custodia. E sempre lì i poliziotti hanno scovato una katana, uno storditore elettrico e un manganello telescopico.