LORENZO CRESPI
Cronaca

Ristorni dei frontalieri, la rabbia dei Comuni: “Questa Finanziaria ci lascia senza fondi”

Mastromarino, presidente Acif: l’emendamento modifica senza alcuna condivisione la ratifica di un trattato internazionale

Le novità introdotte dalla Finanziaria sono state accolte con timore dai comuni di frontiera che chiedono tramite il loro presidente Massimo Mastromarino (nella foto) che la scelta sia rivista

Le novità introdotte dalla Finanziaria sono state accolte con timore dai comuni di frontiera che chiedono tramite il loro presidente Massimo Mastromarino (nella foto) che la scelta sia rivista

Varese – “Fermate la finanziaria 2025 contro i comuni di frontiera”. È l’invito che viene lanciato ai parlamentari delle zone di confine da Massimo Mastromarino, presidente di AcifAssociazione Comuni Italiani di Frontiera – , nonché sindaco di Lavena Ponte Tresa, dalla cui dogana transitano giornalmente migliaia di frontalieri. Il tema è quello dell’emendamento alla legge di bilancio 2025 presentato venerdì 13 dicembre, con cui il Governo vorrebbe riportare il rapporto tra numero di frontalieri e popolazione residente dal 3% al 4% per l’attribuzione diretta dei ristorni ai comuni. Vengono quindi modificate le casistiche di utilizzo della quota dei ristorni di parte corrente (fino al 50% dei ristorni attribuiti ad ogni comune), introducendo quale modalità prioritaria la destinazione per iniziative volte a compensare le ricadute socio-economiche derivanti da crisi aziendali insistenti sul territorio di competenza.

“Si tratta di provvedimenti contro i Comuni di Frontiera – tuona Mastromarino –, l’emendamento modifica una legge di ratifica di un trattato internazionale votato all’unanimità dal Parlamento Italiano solo 18 mesi fa”. Quindi ricorda il complesso percorso che ha visto protagonisti gli enti locali e in particolare proprio i centri di confine per oltre cinque anni per arrivare alla stesura condivisa dell’accordo internazionale sui frontalieri nel 2020 e alla legge di ratifica nel 2023. “L’emendamento – dice – mortifica il lungo lavoro portato avanti attraverso un provvedimento presentato senza alcuna condivisione con i comuni e con il territorio”. Quindi sottolinea come la novità annunciata venerdì contraddica l’articolo 9 del trattato, che stabilisce che i ristorni siano versati a beneficio dei comuni italiani di confine e che i criteri di riparto e di utilizzo siano definiti di intesa con i competenti organi regionali. “L’emendamento penalizza e mette in difficoltà, oltre alla città di Varese, soprattutto i piccoli comuni di confine delle province di Como e di Varese, privati dei ristorni, che attraverso il loro utilizzo in parte corrente rispondono ai bisogni dei propri cittadini”.