ROSELLA FORMENTI
Cronaca

Ritorno alla luce. I “ragazzi di bottega” fanno dell’arte una storia attuale

Reina e Barbaduomo hanno eseguito restauri in tutta Lombardia. Sono impegnati all’altare di Santa Caterina del Duomo di Milano. .

Reina e Barbaduomo hanno eseguito restauri in tutta Lombardia. Sono impegnati all’altare di Santa Caterina del Duomo di Milano. .

Reina e Barbaduomo hanno eseguito restauri in tutta Lombardia. Sono impegnati all’altare di Santa Caterina del Duomo di Milano. .

Hanno cominciato come “ragazzi di bottega” quarant’anni fa, dopo il Liceo Artistico,nel laboratorio di restauro di cui era titolare Bernardo Carli, allora preside del Liceo artistico a Busto Arsizio. Luigi Reina, 65 anni e Michele Barbaduomo, 62 anni, ragazzi non lo sono più da un po’ nel frattempo sono diventati restauratori molto apprezzati ai quali si deve il recupero di importanti opere d’arte in tutta la Lombardia, dalla basilica di San Giovanni Battista, nella loro città, Busto Arsizio, al Duomo di Milano, dove sono tuttora impegnati all’altare di Santa Caterina, dopo aver lavorato tra le guglie.

Il restauro era nel loro destino. Già perché entrambi da ragazzi erano affascinati proprio dai restauratori che vedevano all’opera nelle chiese, il sogno fare quel lavoro. Da quarant’anni salgono sui ponteggi, analizzano affreschi e tele, studiano da tecnici competenti i problemi e ridanno bellezza a opere offese dal tempo. Riavvolgendo il nastro della vita rifarebbero la stessa scelta professione. Lo affermano con sicurezza, Reina e Barbaduomo, dal 1989 titolari del Laboratorio San Gregorio: "Il nostro è un lavoro particolare e straordinario, è fatto di preparazione, studio, tecnica, passione, sensibilità senza dimenticare la fatica fisica che richiede, non si tratta solo di usare pennelli e colori, ma il risultato, la conclusione di un restauro, soprattutto quando viene riportata alla luce un’opera nascosta per secoli sotto l’intonaco, che tocca a noi rivedere per primi dopo tanto tempo, ti ripaga di tutto. È sempre una grande emozione, la stessa di quando abbiamo cominciato e che per fortuna continua ad accompagnarci".

Sono numerosi i lavori eseguiti dai due titolari del San Gregorio in quarant’anni di attività, tutto è fissato nella memoria, la conferma del legame speciale, profondo che si crea tra il restauratore e l’artista che in un tempo lontano, nella maggior parte di secoli, ha eseguito quell’opera. "Entriamo in simbiosi con l’artista – spiegano Reina e Barbaduono –, si crea un rapporto tra presente e passato che andiamo a disvelare. E ci sono situazioni che non si dimenticano, per come si manifestano davanti ai nostri occhi, particolari che aiutano a conoscere più a fondo l’artista, il suo tempo e quanto accadeva intorno a lui mentre stava lavorando".

Tra i tanti ricordi uno in particolare, raccontano: "Eravamo impegnati nella chiesa di San Michele al Pozzo Bianco a Bergamo, nell’intonaco abbiamo trovato l’impronta di una mano di un bambino, era lì fissata dal 1200, forse il figlio che andava a trovare il genitore che stava affrescando la chiesa, quell’impronta ha preso per mano il passato lontano e ha stretto la nostra nel presente, per noi una grande emozione".

La passione è la stessa di quando erano “ragazzi di bottega”, basta guardarli negli occhi mentre raccontano il loro percorso professionale, "Per noi è il lavoro più bello al mondo, lavoriamo per restituire un passato fatto di arte, nascosto, dimenticato, a volte trascurato alla collettività che può così continuare a godere di quel patrimonio di bellezza che va tutelato e trasmesso alle nuove generazioni". Reina e Barbaduomo coltivano ancora sogni, quelli destinati a restare tali ma altri che sperano di concretizzare. Per Reina il sogno "che non si realizzerà – dice –, è “lavorare ai restauri di Pompei, toccare con mano quelle storie di vita ancora sepolte”, per Barbaduomo "poter restaurare opere di grandi maestri come Raffaello, Leonardo". Quello che invece insieme vorrebbero realizzare riguarda la loro città, Busto Arsizio. "C’è un edificio religioso, accanto alla basilica di San Giovanni Battista, di cui fa parte, è il Mortorio, lo conoscono solo gli studiosi di storia dell’arte, si affaccia su via Milano, in pieno centro, all’interno c’è un ciclo di affreschi che merita per la bellezza di essere restaurato e quindi conosciuto. È il sogno che vogliamo realizzare".