Del Torchio sbarca a Malpensa: "Visto mamma? Sono stato di parola"

L’ironia sul fatto di essere tornato a casa e l’abbraccio con i familiari di ANDREA GIANNI

L’ex missionario del Pime Rolando Del Torchio vive da 30 anni nelle Filippine dov’è titolare di un ristorante

L’ex missionario del Pime Rolando Del Torchio vive da 30 anni nelle Filippine dov’è titolare di un ristorante

Angera, 26 aprile 2016 - «Hai visto, mamma, ho mantenuto la promessa: sono tornato a casa». Rolando Del Torchio, l’ex missionario del Pime sequestrato lo scorso ottobre nelle Filippine e liberato l’8 aprile, ieri ha riabbracciato la madre, Giuseppina, 93 anni. In tarda mattinata l’uomo, 57 anni, è arrivato all’aeroporto di Malpensa con un volo partito dalle Filippine. Nello scalo ha trovato ad attenderlo la mamma, la sorella e i parenti che vivono ad Angera, un paese affacciato sul lago Maggiore, in provincia di Varese. Ed è esplosa la gioia dei familiari, dopo sei mesi di angoscia, trascorsi in attesa di notizie e culminati nel rilascio di Rolando. Abbracci e strette di mano nell’area arrivi dell’aeroporto. Superata la commozione, i primi scambi di impressioni sulla brutta esperienza vissuta. L’ex sacerdote, ancora provato ma in buone condizioni di salute, ha pranzato assieme ai parenti. Poi è andato a casa della sorella, nella Bergamasca, che avrebbe offerto ospitalità a lui e alla madre.

L'anziana, infatti, ieri non si è fatta vedere nella casa dove vive, in via Greppi, con vista sulla rocca di Angera. Rolando, quindi, «sta bene» e avrebbe espresso il desiderio di «stare tranquillo» e riposarsi trascorrendo del tempo assieme ai familiari. L’ex missionario vive nelle Filippine da quasi 30 anni e, dopo aver smesso la tonaca, ha aperto un ristorante a Dipolog City, sull’isola di Mindanao. Un’area insanguinata da attentati e violenze, dove operano diversi gruppi separatisti musulmani. Il locale, l’Ur Choice Cafè, lo scorso 7 ottobre fu preso di mira da un commando armato, che rapì Rolando. Da allora si sono perse le tracce dell’uomo e la Farnesina, nei mesi successivi alla scomparsa, ha continuato a lavorare sottotraccia, nell’ipotesi di un sequestro compiuto da Abu Sayyaf, il gruppo terrorista di matrice islamica noto per la sua strategia di rapimenti a scopo di estorsione, che ha la roccaforte sull’isola di Sulu, dove è stato individuato l’ostaggio. Dopo la liberazione, Rolando ha trascorso alcuni giorni in ospedale, a Manila. Ieri, finalmente, i familiari hanno potuto riabbracciarlo. Nonostante vivesse da anni nelle Filippine, il 57enne ha mantenuto forti legami con Angera, dove saltuariamente tornava organizzando raccolte fondi e serate di sensibilizzazione sulla situazione della martoriata isola di Mindanao. Dopo un periodo di riposo, probabilmente rientrerà nelle Filippine, l’arcipelago in cui ha scelto di vivere. Durante una visita in Italia, nei mesi precedenti al rapimento, aveva promesso alla mamma che sarebbe tornato ad Angera ad aprile. E ieri, riabbracciando l’anziana, con un sorriso ha ricordato di aver «mantenuto la promessa».