Sumirago, 2 gennaio 2024 – Rosita Missoni, capostipite di una delle maison di moda più note d'Italia insieme al marito Ottavio, morta oggi all’età di 93 anni, ha dovuto convivere a lungo con il dolore per la scomparsa in circostanze tragiche del figlio Vittorio, 59 anni all’epoca della sua morte, nel 2013.
Chi era Vittorio Missoni
Vittorio Missoni, nato nell’aprile del 1954, era il figlio primogenito di Ottavio Missoni e Rosita Jelmini. Dopo di lui nacquero, a breve distanza, Luca (1956) e Angela (1958). Con i fratelli fu, fin dalla maggiore età, coinvolto nell’attività di famiglia, fino a prendere il controllo della maison, sul fronte economico, nel 1996, quando Ottavio e Rosita decisero di passare la mano ai figli.
Vittorio Missoni divenne amministratore delegato della società, occupandosi di tutti gli aspetti relativi al business, lasciando ai fratelli la responsabilità di dividersi i ruoli creativi. Sotto la guida di Vittorio Missoni, la maison nota per i suoi pattern multicolori ampliò il campo d'intervento in settori extra moda.
Furono create linee dedicata agli articoli per la casa e ai prodotti cosmetici, a partire da tappezzeria e profumi. Nel 2009 a Edimburgo aprì un hotel “griffato” Missoni. Vennero realizzati anche rivestimenti per barche.
L’incidente aereo
Nel gennaio del 2013 Vittorio Missoni si trovava in vacanza con la moglie Maurizia Castiglioni a Los Roques, arcipelago corallino venezulano. Il 4 gennaio la coppia salì a bordo di un bimotore in partenza per Caracas insieme agli amici Guido Foresti ed Elda Scalvenzi.
Il piccolo velivolo era diretto all’aeroporto della capitale, da dove avrebbero dovuto successivamente prendere un volo per fare ritorno in Italia, al termine delle vacanze di fine anno. Alle 12.39 il bimotore – un Islander YV2615U – ebbe l’ultimo contatto con la torre di controllo, una segnalazione del tutto ordinaria da parte di pilota e copilota. “Tutto va bene”, questo, in sostanza, l’ultimo messaggio. Poi, più nulla.
L’aereo – per motivi mai del tutto chiariti; avaria, guasto o errore umano che siano stati – s’inabissò nelle acque del mar dei Caraibi, seguendo una rotta nota per la sua pericolosità.
Le ricerche
Le operazioni di ricerca presero subito il via, per poter consegnare alle famiglie almeno i resti su cui poter piangere. I fondali vennero setacciati a lungo fino a quando, a fine giugno, la nave americana Sea Scout non identificò il relitto del bimotore. Si trovava a una profondità di 75 metri, non lontano – in linea d’aria – dall’aeroporto di Gran Roques da cui era partito.
Le operazioni di recupero della carcassa metallica e dei corpi delle sei vittime dell’incidente (i quattro turisti italiani e l’equipaggio) poterono iniziare solo nell’ottobre del 2013. Tutti i cadaveri furono trovati nell’abitacolo del velivolo.