PAOLO CANDELORO
Cronaca

I primatisti di apnea, da Sacconago ai mari più belli del mondo

Gianluca Genoni e Umberto Pelizzari si raccontano: le imprese, il rapporto con l’acqua e il legame con Busto Arsizio

Umberto Pelizzari sott’acqua: è arrivato a -150 metri in assetto variabile no-limits

Busto Arsizio (Varese), 21 giugno 2020 - Immergersi nel mare. Sentire l’acqua che avvolge, abbraccia, protegge. E scendere sempre più giù, sino a far diventare quella sensazione di benessere una ricerca del limite, una sfida contro se stessi. Senza però mai perdere il piacere, l’emozione, la consapevolezza di vivere in una dimensione meravigliosa e totalizzante. Di sentirsi, in qualche modo, a casa. È una storia che accomuna due fra i più grandi apneisti a livello mondiale e che si dipana in mezzo al Mediterraneo, o al Pacifico, a ben oltre 100 metri di profondità. Ma è una storia che nasce - strano a dirsi - a Busto Arsizio. Di più: nel rione di Sacconago. Qui sono cresciuti Gianluca Genoni e Umberto Pelizzari; qui hanno iniziato a conoscere l’acqua; da qui sono partiti per le loro imprese in giro del mondo. Una passione che non tramonta mai, anche ad anni di distanza dalle ultime gare, dagli ultimi record.

«Per me è proprio una malattia - precisa Pelizzari, classe 1965, sceso fino a 150 metri di profondità in assetto variabile no-limits - Iniziata in piscina, alla Bustese Nuoto, dove fra una bracciata e l’altra verificavo quanto tempo riuscivo a stare sott’acqua, mi mettevo in competizione con i miei compagni". "Anch’io sono partito col nuoto - gli fa eco Genoni, di tre anni più giovane, arrivato a -160 metri con propulsore elettrico (disciplina da lui inaugurata) - Ero piccolo, avevo paura dell’acqua: mia mamma mi portò in piscina, e da lì trovai la mia dimensione". Va da sé che Umberto e Gianluca si conoscano bene. "Siamo entrambi di Sacconago - sottolinea Pelizzari - e per anni abbiamo nuotato insieme. Gianluca faceva parte del team di assistenza in occasione dei miei primi record: era molto bravo e poi ha continuato da solo". "Ho ereditato da Umberto questa passione - aggiunge Genoni - Si può dire che abbiamo creato una scuola: prima di noi l’apnea era davvero poco praticata, mentre adesso le opportunità di avvicinarsi a questo sport sono aumentate a dismisura". Quello dei due apneisti bustocchi per l’acqua è un vero e proprio amore. Che il lockdown non ha affatto scalfito, anzi. "Non mi era mai capitato di stare lontano dall’acqua per così tanto tempo - evidenzia Genoni - e la prima volta che mi sono rituffato mi sono sentito davvero bene. Ho capito che quella sensazione mi mancava". Stesso pensiero per Pelizzari: "Ciò che più mi è mancato è stata proprio l’acqua, il posto in cui io sto bene. Mi regala sensazioni bellissime, mi fa sentire il mio corpo in maniera diversa". Emozioni da vivere, è proprio il caso di dirlo, tutte d’un fiato. "Io in acqua mi rilasso - prosegue Genoni - mi si svuota la mente, mi sento a mio agio. Poi quando faccio apnea tutto diventa ancora più emozionante, affascinante. I colori che trovi sott’acqua, il corpo che perde peso: tutto questo mi dà ancora grande piacere. Non bisogna vivere questo sport come una prova di coraggio, una prova di forza, ma come un esercizio di rilassatezza che ti fa star bene in acqua".

E del resto , è proprio con questo spirito che Gianluca e Umberto hanno iniziato la loro carriera. "Non si decide di fare l’apneista per stabilire record - evidenzia Pelizzari - Inizi perché ti appassioni, ti intriga il fatto di trattenere il fiato, una sfida con te stesso. Nel mio caso poi si sono verificate alcune situazioni fortunate, perché ho fatto il militare all’isola d’Elba con i sommozzatori dei Vigili del fuoco. Ho conosciuto persone che hanno saputo lavorare su di me nel modo corretto, dopodiché ho fatto il salto nella profondità e nei record". "Quando una persona inizia a fare apnea - aggiunge Genoni - è perché è curioso di vedere quello che c’è sott’acqua, non per scendere a -160 metri. Fino a 50 metri di profondità guardi quello che ti sta attorno, i fondali, i pesci, i colori. E ti godi la tua discesa. Dopodiché, man mano che si scende, l’esercizio diventa più delicato". Qui entra in gioco l’atleta, la sfida, la ricerca del limite. Che non deve mai far rima con paura. "Se ce l’hai, non scendi - avverte Pelizzari - È necessario avere una situazione mentale che ti permetta di fare le cose in un certo modo. Per quanto mi riguarda, in 12 anni di gare non ho mai chiesto aiuto al team d’emergenza, e questo dipende anche molto da come ti alleni, da come ti organizzi. Nulla deve essere lasciato al caso, anzi questo aspetto è forse anche più importante dell’allenamento". "Io ho provato paura in una sola occasione - racconta Genoni - quando nel corso di un’immersione ho avuto un problema con l’attrezzatura. Lì, a 150 metri di profondità, mi sono davvero preoccupato, e ai -140 sono svenuto prima dell’intervento del team di emergenza. Quella è stata l’unica disavventura in quasi 30 anni di apnea, ma dovuta a un problema tecnico verificatosi durante la discesa. Se si ha paura prima di tuffarsi, allora diventa impossibile fare un esercizio del genere".

Non si contano , invece, i momenti indimenticabili vissuti dai due in giro per il mondo. "Difficile sceglierne uno - ammette Pelizzari - Vincere una gara, fare un record, sono certo belle soddisfazioni. Ma anche andare in acqua, scendere ad occhi chiusi, sentire il tuo corpo che sprofonda. In mezzo all’oceano mi è capitato di fare incontri con le balene, con i delfini. Ogni volta che vai sott’acqua ti può capitare di tutto. E ogni tuffo è diverso dagli altri". "Dal punto di vista sportivo - ricorda invece Genoni - non posso non citare il mio primo record, nell’agosto del ‘96: -106 metri, a Siracusa, città di Enzo Maiorca (il “decano” degli apneisti italiani, ndr ). O l’ultimo, quando sono arrivato a 160 metri di profondità. A livello invece di piacere personale, sono tante le situazioni particolari che ho potuto vivere. La prima volta che mi sono immerso in Polinesia, ad esempio, mi sembrava di essere in un’altra dimensione. O in Corea del Sud, con le pescatrici di perle coreane. Ho avuto la fortuna di vedere posti unici, fare incontri subacquei meravigliosi". Dal Varesotto al mondo intero, dunque. Da apneisti a caccia di record prima, da istruttori e promotori della loro disciplina adesso. Il tutto senza dimenticare le proprie radici, seppur entrambi non vivano più a Busto. "Ma familiari e amici sono ancora lì - sottolinea Genoni - Il mio legame con la città è rimasto intatto". "Io vado a Busto quasi tutte le settimane - rivela Pelizzari - Ci sono i miei genitori, mia sorella. Quando devo prendere un aereo cerco di partire da Malpensa in modo da andare a trovarli". Il viaggio, dunque, non si ferma. Gianluca e Umberto, da Sacconago ai mari di tutto il mondo. Sempre alla ricerca della loro dimensione naturale, alla ricerca di se stessi. Alla ricerca dell’acqua.